La riforma della pubblica amministrazione e quella della scuola hanno un comune denominatore: sono calate dall’alto e per questo non potranno funzionare.
A sostenerlo è Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, parlando della riforma della pubblica amministrazione a margine di un convegno a Genova. “Nella pubblica amministrazione hanno sottratto 35 miliardi agli stipendi dei lavoratori, sono stati persi oltre 300mila posti di lavoro e oggi siamo sotto la media europea. Dobbiamo recuperare l’efficienza con una riforma vera. Attraverso la contrattazione siamo disposti a farlo. Quelle riforme che cercano di fare, calate dall’alto sopra la testa delle persone come quella della scuola, non andranno mai in porto”, ha detto Barbagallo.
“La riforma del governo – ha aggiunto il leader della Uil – non tiene conto dell’apporto umano, dei lavoratori come risorsa. In tutti gli altri Paesi i lavoratori vengono considerati risorse umane, da noi, invece, vengono visti come un peso, un problema e un costo. Quando cambieremo questa impostazione culturale – ha concluso Barbagallo – riusciremo a rilanciare l’economia del Paese”.
Dalle parole del leader della Uil, dunque, sembra che più che referendum e ricorsi, possano essere i lavoratori a boicottare le riforme. Presto ce ne renderemo conto: già a settembre, quando i Collegi dei docenti dovranno esprimersi su nuovo Pof e organico maggiorato, capiremo che aria tira.
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