Avevamo visto giusto nell’asserire che sul decreto di riforma della pubblica amministrazione bisognava essere cauti prima di esprimere giudizi sulla stesura definitiva del testo. Nella serata di domenica 22 giugno, l’Ansa ha fatto sapere che quando sono ormai passati più di dieci giorni dall’approvazione dei provvedimenti da parte del Consiglio dei ministri, “il Governo sarebbe ancora al lavoro sui testi”: i tecnici dell’Esecutivo starebbero al lavoro per la “stesura di un provvedimento complesso, che sarebbe comunque alle battute finali”.
A rallentare la costituzione della versione definitiva di due distinti decreti (uno sulla PA e l’altro con le misure per il rilancio della competitività per le imprese) non è solo il pericolo di impugnazione in alcune sue parti (una potrebbe essere quella dei trasferimenti obbligatori entro i 50 chilometri da un comparto e l’altro).
Ma anche “la probabilità che la firma del Capo dello Stato, annunciata dal ministro Marianna Madia al massimo per lunedì, possa invece arrivare un po’ più in là, almeno a metà settimana”.
“Dopo i rilievi del Quirinale su un provvedimento inizialmente unico e che portava con sé troppe materie eterogenee (rilievo che peraltro Napolitano ripete da mesi, a tutti i governi) – continua l’Ansa – , al Colle non sarebbe infatti ancora tornata la nuova versione delle misure, spacchettata, come annunciato sempre dal governo, in due distinti provvedimenti”.
Ma i nodi da sciogliere sono anche altri. Occorre evitare, ad esempio, “di intasare il Parlamento con troppi provvedimenti da convertire in 60 giorni alla vigilia della pausa estiva. Pausa che ancora non è stata fissata né per la Camera né per il Senato, e che già gli anni scorsi (anche per fronteggiare un sempre più forte sentimento ‘anti-casta’ nell’opinione pubblica) si era assottigliata”.
Come se non bastasse, a complicare la situazione c’è l’appuntamento ‘urgente’ per le Camere “non nella forma (non si tratta di decreto), ma nella sostanza: quello delle riforme, che negli annunci del Governo dovrebbe ricevere il primo via libera entro luglio. Nella riforma dell’apparato pubblico, comunque, altri nodi resterebbero ancora da sciogliere, a partire dallo stop al trattenimento in servizio per i magistrati oltre i 70 anni, che, secondo l’allarme lanciato dalle toghe, rischierebbe di mandare in tilt gli uffici”.
Decisamente complessa appare anche la questione del taglio a distacchi e permessi sindacali, sui quali i sindacati, in particolare Anief e Gilda hanno già annunciato battaglia: ci sono comparti, su tutti quello della scuola, dove le comunicazioni sui distacchi, i nominativi dei prescelti fino al 31 agosto dell’anno successivo, vanno fatte verso metà luglio. In questo modo che il personale che per cui il sindacato ottiene un esonero totale o parziale dal servizio può essere sostituito con l’assegnazione delle supplenze annuali. Ed in questo mondo non creare difficoltà agli studenti e agli istituti nella definizione degli organici. Rimanere in uno stato di incertezza a pochi giorni dalla comunicazione delle liste dei distacchi non è quindi fattibile. A meno che per la scuola non si decida di rimandare l’applicazione del taglio dei permessi e distacchi sindacali all’anno scolastico 2015/16.
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