Mentre l’ex ministro Elsa Fornero smorza gli entusiasmi sull’abrogazione della sua riforma pensionistica, si susseguono le ipotesi sulle azioni che il governo che verrà potrebbe attuare per ridurne almeno gli effetti. Nei giorni scorsi si era parlato molto dell’adozione di quota 100, ovvero il numero da raggiungere attraverso l’età anagrafica e gli anni di contributi versati.
Ora, però, l’attenzione sembra spostarsi tutta sugli anni dei pensionandi, prescindendo dal servizio o dai contributi. Almeno, chi la pensa così è la Uil, che attraverso il segretario confederale Domenico Proietti si dice pronta per chiedere al nuovo Governo di “introdurre una flessibilità di accesso alla pensione per tutti i lavoratori intorno ai 63 anni” e di dare “a tutti la possibilità di pensionamento con 41 anni di contribuzione“.
“Tra le tante cose importanti che il nuovo Governo dovrà affrontare – dice il sindacalista confederale – c’è la necessità di continuare a cambiare la legge Fornero sulle pensioni. Dopo i positivi interventi degli ultimi 2 anni, occorre introdurre una flessibilità di accesso alla pensione. Bisogna, poi, dice, concentrarsi sulle future pensioni dei giovani, colmando i buchi contributivi dovuti alla frammentarietà delle loro carriere e, contestualmente, eliminare le disparità di genere che penalizzano le donne, valorizzando il lavoro di cura”.
“Per le pensioni in essere – conclude Proietti – va preservato il pieno recupero dell’indicizzazione dal prossimo gennaio, prevedendo un meccanismo che tenga conto del mancato adeguamento di questi anni e continuando ad estendere la quattordicesima con una valorizzazione degli anni di contributi versati”.
Anche la Cisl si dice favorevole ad eventuali interventi di riforma della legge Fornero sulla previdenza purché siano fatti con il confronto con il sindacato.
Tuttavia, stavolta “se il futuro governo intende modificare la legge Fornero – dice il segretario confederale Ignazio Ganga – questo andrà fatto con il confronto con il sindacato per evitare gli errori compiuti negli anni scorsi con interventi unilaterali per fare cassa sulla pelle di lavoratori e pensionati”.
“Noi intendiamo – prosegue – completare il percorso di revisione della legge Fornero già avviato nei mesi scorsi, per modificare il sistema di calcolo contributivo ed introducendo una pensione di garanzia per i giovani. Ben venga quindi un confronto con il nuovo governo per introdurre elementi di equità e solidarietà tra le generazioni nel sistema previdenziale, ma senza scaricare i costi di questa operazione sui cittadini, sul mondo del lavoro e sui più deboli”.
Molto scettica, invece, è Susanna Camusso, segretario generale della Cgil: “Quando dicono superamento della legge Fornero vorremmo sapere cosa intendono fare perché superamento di per sè vuol dire poco o niente”.
Secondo Camusso “cambiare la normativa vuol dire innanzi tutto fare attenzione a quelli che pagherebbero un prezzo maggiore e cioè i giovani e le donne”. “C’è una piattaforma unitaria del sindacato che chiede di superare quella legge da qualche anno – ricorda il segretario generale della Cgil – non lo abbiamo scoperto oggi nell’ultima campagna elettorale. Il nostro giudizio, dopo l’ultimo incontro con il governo, fu di insufficienza perché non si affrontarono le ingiustizie che quella legge ha determinato in particolare i giovani e le donne”.
Non la pensa, di certo, in questi termini il presidente dell’Inps, Tito Boeri: rispondendo a una domanda sui possibili interventi sulla riforma Fornero da parte del governo che potrebbe insediarsi a breve, nel corso del Festival dell’Economia di Trento al Salone del Libro a Torino – Boeri ha detto che “ci sono persone che negano l’evidenza. È fondamentale che la discussione su questi temi non avvenga con queste modalità”.
In effetti, secondo l’ente di previdenza nazionale sarebbe stato complicato lasciare il lavoro 65 anni, figuriamoci a 63 anni. “Ci sono idee, proposte, organismi, istituti – ha aggiunto – che hanno dei dati. Nel caso delle pensioni l’Inps è quello che detiene il maggior numero di informazioni. Noi compiamo delle valutazioni sulla base delle proposte di cui siamo a conoscenza e le rendiamo pubbliche”.
“Chi gioca a dire sistematicamente che le valutazioni dell’Inps o di altri istituti sono politicizzate, si prende una grandissima responsabilità perché vuol dire di fatto privare il confronto pubblico in Italia di riferimenti e chi lo dice dovrebbe dimostrare, dati alla mano, il perché. Il più delle volte questo avviene perché dicono una cosa e ne hanno in mente un’altra completamente diversa. In campagna elettorale hanno parlato di abolizione della legge Fornero, ma nelle proposte concrete non c’è, ci sono cose ben diverse”.
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