Categorie: Politica scolastica

Riforma, per la Uil ha introdotto pezze che sono peggio del buco

Per la Uil è una fotografia a tinte ancora in bianco e nero quella che ci consegna il rapporto Ocse: a preoccupare la bassezza degli stipendi del personale e la contestata riforma.

Per il sindacato, le retribuzioni dei docenti sono le più basse dell’area UE, l’investimento in istruzione dell’Italia (comprese le private) è di 1,3 % in meno della media UE, rispetto ai lavoratori con qualifiche equivalenti gli stipendi dei docenti italiani sono il 33% in meno, il rapporto alunni docenti è  più alto della media europea.

“Il ministro dell’istruzione – commenta Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola –  vede nel rapporto solo il ritardo dell’Italia nella valutazione degli insegnati e dei dirigenti a cui la legge avrebbe posto rimedio. Come dire che il prestigio sociale che è venuto meno nei confronti dei docenti italiani possa derivare dal fatto che non sono stati valutati”.

 

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“E’ un bel modo di rispondere ad una situazione che è una vera emergenza stipendiale che viste le esigue risorse per il rinnovo del contratto (circa 8 euro lorde medie pro capite) è destinata a permanere ancora. La continua propaganda del Miur sulla legge di riforma della scuola, nasconde i problemi vecchi e nuovi, di questi giorni l’ulteriore pasticcio dei docenti assunti nella scuola di secondo grado e dirottati nelle scuole medie. Si continuano a mettere pezze che sono peggio del buco di una legge rigidamente ideologica e praticamente irrealizzabile”.

“Ed ancora proprio in questi giorni – dice ancora Turi –  i docenti neo immessi in ruolo della fase C della scuola secondaria di secondo grado, sono stati retrocessi nella scuola di primo grado; un vero e proprio abuso che fa capire come funzionerà la scuola del futuro, quella degli ambiti da cui scegliere i docenti da utilizzare per tappare buchi ed inefficienze senza alcuna coerenza con la propria abilitazione”.

“Docenti che – conclude Turi – saranno poi valutati, ma sulla disponibilità ad accettare ogni sorta di impiego, piuttosto che sulle competenze e le performance che non si capisce chi e come dovrà valutare”.

 

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Alessandro Giuliani

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