Mentre lo scontro sindacati-Governo sulla regionalizzazione non accenna a smorzarsi, un altro fronte di dissenso si sta aprendo: in questi giorni, infatti, prosegue al Senato l’esame del disegno di legge in tema di “Deleghe al Governo per il miglioramento della pubblica amministrazione”.
Il provvedimento è finalizzato a modificare le norme del Testo unico sul pubblico impiego del 200 e sta già raccogliendo critiche nel mondo sindacale.
“Il testo – sostiene la Flc-Cgil – riporta indietro le lancette del tempo al 2009, dato che l’articolato disegna nuovamente una serie di paletti e vincoli alla contrattazione nazionale ed a quella integrativa, di cui si limita l’indipendenza ed il campo d’azione”.
Fra le disposizioni considerate particolarmente negative vi è la reintroduzione dell’obbligo di giuramento per i pubblici dipendenti, abrogato nel 2001 per tutto il pubblico impiego, e addirittura nel 1981 per i docenti.
“Per la CGIL – afferma il sindacato – ogni intervento di riforma deve essere caratterizzato da un ampliamento dell’ambito di intervento della contrattazione, soprattutto con più esplicito riferimento all’organizzazione del lavoro”.
Nello specifico, secondo la Flc-Cgil- “si delinea una figura di dirigente (anche scolastico) più impegnato a fare da controllore che a valorizzare le professionalità e le risorse a sua disposizione; si persevera poi nel voler inserire la valutazione delle performance e si apre la strada al reclutamento regionalizzato del personale scolastico”.
Nel corso dell’audizione svoltasi nella giornata del 9 presso la Commissione Lavoro del Senato, sia la Cgil sia altre organizzazioni sindacali hanno chiesto che scuola, università e ricerca siano esplicitamente esclusi dall’ambito di applicazione della legge.
“Per migliorare e rafforzare la pubblica amministrazione – ha dichiarato in Commissione Tania Scacchetti della Cgil Pubblico Impiego – servono un piano straordinario di assunzioni, il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, la valorizzazione e il coinvolgimento dei lavoratori pubblici nelle modifiche dell’organizzazione del lavoro e nel miglioramento dei servizi pubblici”.
Ma le misure invocate dal sindacato sono costose e, almeno per ora, non sembra proprio che il Governo sia nelle condizioni di garantire gli stanziamenti necessari.
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