I tanti rilievi fatti al Disegno di legge di Riforma della Scuola possono essere percepiti esternamente come la difesa di interessi corporativi. Penso alla chiamata diretta dei docenti da albi regionali, dove l’arbitrarietà dei criteri adottati dal Dirigente Scolastico che cambia la natura della scuola della Repubblica, può non essere compresa dall’opinione pubblica.
Quest’ultima è costituita concretamente da persone immerse, specialmente negli attuali tempi di crisi economica, in contesti e rapporti lavorativi di natura privatistica. A mio parere il punto di aggregazione, di saldatura tra la scuola e la società che deve rappresentare il leitmotiv dei diversi scioperi è la richiesta dell’abolizione delle classi-pollaio, le quali stanno condizionando pesantemente la qualità dei risultati educativi . Questa è la vera Riforma, non compresa realmente da Renzi! Se ben spiegate le ragioni, probabilmente troveremmo un’ottima sponda in molti settori della società, sempre più attenti agli aspetti qualitativi della vita.
Solo la richiesta di rimettere al centro del dibattito il “cuore della scuola”, costituito dalla relazione educativa tra studenti e docenti, farà riemergere la formazione come valore anticipatore del futuro, favorendo il riposizionamento strategico della questione docente, intrinsecamente legata alla dimensione educativa. Diversamente, la protesta su aspetti corporativi favorirà l’isolamento della scuola e quindi l’approvazione del Disegno di Legge e con esso la fine della Scuola della Costituzione (art. 3 secondo comma, art. 33 e 34) e della comunità educante, a favore di un profilo aziendalistico che nulla a che fare con la formazione come valore inalienabile della persona.