L’impegno assunto in sede di Unione europea è che la riforma della carriera degli insegnanti entri in vigore entro il 30 giugno 2022. Lo si legge nel dossier che accompagna la discussione sul decreto 36 in Parlamento e che rende esplicite le ragioni della “fretta” con cui si intende rivoluzionare il meccanismo di reclutamento degli insegnanti senza una vera discussione con sindacati, che proprio in queste ore provano a contrattare ulteriormente con il ministero dell’Istruzione, per delle sostanziali modifiche del testo normativo, se non per lo stralcio, come chiede il segretario Flc Cgil Francesco Sinopoli.
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Insomma, laddove la riforma del sistema di reclutamento si lega al PNRR, diventa più difficile rimettere in discussione i provvedimenti, come ha sostenuto anche Valentina Aprea, componente della commissione Cultura alla Camera, durante una diretta di Tecnica risponde LIVE.
Peraltro, le questioni legate alla formazione non costituiscono un vero sviluppo di carriera del docente, come la stessa Aprea ha ribadito. Non a caso l’incentivo legato alla formazione è un aumento una tantum, non un miglioramento stabile in busta paga.
La riforma del sistema di reclutamento – si legge ancora nel dossier – è finalizzata a introdurre un nuovo modello, connesso a un ripensamento della formazione iniziale degli insegnanti e lungo tutto l’arco della carriera,
con l’obiettivo di migliorare la qualità del sistema educativo.
Che significa miglioramento della qualità del sistema?
Per il Governo bisogna:
- introdurre requisiti più rigorosi per l’accesso all’insegnamento,
- limitare l’eccessiva mobilità,
- valorizzare, ai fini della progressione di carriera, la valutazione delle prestazioni e dello sviluppo professionale continuo.
Un percorso che andrebbe a completare, negli intenti del Governo, quanto già si era iniziato a fare con il decreto legge n. 73 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 106 del 2021, e segnatamente con l’articolo 59, che ha introdotto le famose procedure semplificate del concorso insegnanti, oggi estremamente contestate per gli errori nella formulazione dei quiz a risposta multipla, oltre che per il nozionismo eccessivo degli stessi quiz.
E mentre il dossier parla di introdurre requisiti più rigorosi per l’accesso all’insegnamento, le sigle sindacali chiedono di semplificare l’accesso al ruolo: le prove previste sono troppe e ridondanti, si legge sul sito di Flc Cgil. Una volta istituiti percorsi abilitanti basta un concorso con prova didattica di simulazione di una lezione e poi l’assunzione, suggerisce il sindacato di Francesco Sinopoli.
Una battaglia in corso, quella dei sindacati, che potrebbe portare a breve allo sciopero generale.