Sul buon esito del percorso del decreto legge 36 del 30 aprile che introduce nel mondo della scuola importanti novità legate al reclutamento e alla formazione docenti, Valentina Aprea (Forza Italia), componente della commissione Cultura e Istruzione alla Camera, non ha dubbi: il decreto andrà avanti senz’altro e verrà convertito in legge, dichiara nel corso della diretta di Tecnica risponde LIVE del 4 maggio. “La macchina del Pnrr non si ferma, e per blindare il decreto il Governo chiederà la fiducia,” spiega con un’argomentazione rivolta anche ai sindacati, che vorrebbero stralciare l’intero riferimento alla scuola dentro il decreto. “Alcuni meccanismi andranno semplificati, questo sì, ma il decreto andrà avanti,” ribadisce.
“Di certo presenteremo degli emendamenti, un decreto del genere non si può approvare a scatola chiusa, ma siamo assolutamente favorevoli alle lauree abilitanti – precisa la parlamentare di FI – quindi la parte iniziale del decreto sulla formazione e abilitazione dei docenti crediamo che rappresenti un passo decisivo nel rispetto delle scelte vocazionali precoci, per quegli studenti che hanno chiara in mente l’idea di volere insegnare e che d’ora in poi, nel corso della laurea, potranno acquisire 60 crediti che stavolta saranno abilitanti: è un’innovazione davvero epocale – dichiara entusiasta – perché finora i crediti formativi erano crediti per l’acceso a successive selezioni. Credo sia giunto il momento di fare questo passo”.
Quanto alla possibilità di integrare i 24 CfU per arrivare ai 30 o ai 60 di cui parla il decreto, Valentina Aprea si dice d’accordo a proporre un emendamento che si faccia carico della questione: “Bisognerà tenere conto del fatto che molti aspiranti docenti hanno già acquisito i 24 crediti, su questo sì, presenteremo un emendamento”.
“Quello che non funziona nel decreto è la parte transitoria – afferma la deputata di Forza Italia – per quello che c’è e per quello che non c’è, si fa molta confusione tra i 30 crediti e i 60, e crediamo che sia tutto molto macchinoso. In ogni caso la fase transitoria deve provenire dal ministero, non dal Parlamento – contesta -. Il Parlamento deve stabilire l’entità delle assunzioni e i tempi,” ma i dettagli vanno forniti dal ministero dell’Istruzione che ha i dati per fare scelte operative più ponderate.
E conclude: “Sì alla formazione obbligatoria sulle competenze digitali, ma non mi convince la formazione incentivata, perché non è né sviluppo di carriera né c’è una reale incentivazione”.
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