Le linee guida sulla scuola sono ancora top secret, però le sensazioni dei sindacati non sembrano orientate all’ottimismo. In attesa di avere un quadro dettagliato sui contenuti della riforma Renzi-Giannini, in corrispondenza del CdM del 29 agosto, è soprattutto la Flc-Cgil a temere brutte sorprese.
Secondo il suo segretario generale, Mimmo Pantaleo, alla riforma della scuola preannunciata dal premier Renzi “manca un’idea di assieme, ho l’impressione che si tratti di tanti provvedimenti scollegati che non sono interventi veri e propri ma una sorta di spot. Se rispondono a verità le indiscrezioni di un intervento sugli scatti e un tentativo di introdurre elementi di meritocrazia al di fuori di un sistema contrattuale – spiega il sindacalista all’Ansa – per noi è inaccettabile. Sono interventi che prescindono dal rinnovo del contratto, che è la questione vera”.
Secondo il sindacalista della Flc-Cgil “si vuole da un lato togliere scatti agli insegnanti e dall’altro introdurre interventi non chiari sulle condizioni dei docenti. L’altra nota negativa è non c’è stato alcun confronto su questa riforma con le organizzazioni sindacali, ne abbiamo solo letto le anticipazioni sui giornali. E comunque ribadisco: la critica maggiore – conclude Pantaleo – è legata al fatto che senza una visione d’assieme non si capisce proprio dove si voglia portare la scuola”.
Più attendista si dice, invece, Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, secondo cui per dare un giudizio sulla riforma “dobbiamo vedere cosa propone: finora abbiamo solo indiscrezioni da parte della stampa. Vedremo quali saranno le proposte, quali investiranno il sistema ordinamentale, quali i programmi e quali la professionalità del personale. Siamo in attesa di conoscere i contenuti”.
“Il premier – spiega il sindacalista Cisl – ha detto in questi giorni un principio da sempre sostenuto dalla Cisl: il Paese sarà quello che costruiranno la scuola e gli insegnati e quindi bisognerà investire sulla scuola e sugli insegnanti, perché la scuola è la più grande fabbrica di futuro del paese. Bisogna puntare sul capitale della conoscenza. Quali siano i programmi del Governo, lo vedremo il 29 agosto. Il fatto positivo è che c’è una attenzione forte dell’Esecutivo al sistema scolastico e alle professionalità che vi lavorano. Ora dalle parole bisognerà passare ai fatti”.
“Quando si punta sul lavoro e sulla professionalità – aggiunge Scrima – bisogna pensare che lo strumento per valorizzare l’impegno è il contratto di lavoro, bloccato da 8 anni”.
Non si sbilancia più di tanto nemmeno Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola, per il quale però il crocevia rimane il rinnovo contrattuale. “Rappresentare l’impegno della scuola come uno degli elementi centrali per lo sviluppo e la ripresa del Paese, come ha fatto il premier Renzi, è positivo, lo vediamo con favore. Al tempo stesso però se la riforma della scuola non prevedesse un impegno sul rinnovo del contratto sarebbe molto negativo”, dice il sindacalista Uil.
“Abbiamo segnalato al ministro Giannini – spiega Di Menna – ciò che a nostro parere sono le cose concrete che possono essere fatte per dare coerenza alla centralità della scuola. Innanzitutto una inversione in termini finanziari: finora la scuola è stata considerata un settore di spesa, con tagli agli organici, e ne ha sofferto molto. Un primo segnale di attenzione è inserire nella Legge di Stabilità un investimento finanziario che riporti la spesa dell’istruzione a livelli europei. La seconda è dare centralità alla figura dell’insegnante: va riconosciuto valorizzato e sostenuto il lavoro del docente”.
Tra le altre priorità segnalate dalla Uil Scuola, la stabilità in termini di organico e di personale di ruolo “c’è ancora una parte eccessiva di precariato” e un sistema più agile per l’ingresso all’insegnamento, “c’è un sistema farraginoso e costoso; bisogna invece poter insegnare con un concorso e un tirocinio subito dopo la laurea. Soprattutto – conclude Di Menna – ci aspettiamo provvedimenti che abbiano la caratteristica della concretezza”.