Le linee guida sulla Scuola che vorrebbe attuare il Governo Renzi sono più dure e selettive di quelle prospettata nel 2011 dall’allora ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, il quale prevedeva l’accesso agli aumenti stipendiali per merito al 75% dei dipendenti pubblici: a sostenerlo l’Anief, secondo cui se passerà la riforma Renzi “‘periodicamente, ogni tre anni, due terzi (66%) di tutti i docenti di ogni scuola (o rete di scuole) avranno diritto ad uno scatto di retribuzione. Si tratterà del 66% di quei docenti della singola scuola (o reti di scuole) che avranno maturato più crediti nel triennio precedente’.
Si tratta, sottolinea il presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, Marcello Pacifico, di una differenza non da poco: “con appena due docenti su tre da premiare, l’attuale Governo si dimostra più duro di quello dell’ex ministro Brunetta, che, con la sua riforma, avviata con l’atto di indirizzo sottoscritto all’Aran il 18 febbraio 2011, prevedeva premi di merito da assegnare al 75% di lavoratori prescelti, quindi a tre docenti su quattro ma a condizioni di ulteriori tagli e risparmi nel settore. Quasi il 10% in più – prosegue Pacifico – di quelli indicati oggi. Significa che a fronte di oltre 700 mila docenti di ruolo, tanti dovrebbero diventare tra un anno quando saranno assunti i 150 mila precari previsti nelle stesse linee guida di Renzi per non essere condannati dall’Europa, saranno quasi 70 mila i docenti a cui lo stipendio non ‘scatterà’: una cifra importante”.
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