Vengono ridotte le ore disciplinari (la classe di concorso A033 Educazione tecnica viene completamente eliminata) e, contestualmente, introdotte le ore opzionali: tre nella scuola elementare e sei nella scuola media.
Negli articoli 7 e 10 del decreto si legge che le scuole “al fine di realizzare la personalizzazione del piano di studi, organizzano, nell’ambito del piano dell’offerta formativa, tenendo conto delle prevalenti richieste delle famiglie, attività e insegnamenti coerenti con il profilo educativo (e con la prosecuzione degli studi del secondo ciclo – solo per il 1° ciclo della secondaria) per ulteriori 99 ore annue (198 per il 1° ciclo della secondaria), la cui scelta è facoltativa e opzionale per gli allievi e la cui frequenza è gratuita. Gli allievi sono tenuti alla frequenza delle attività facoltative per le quali le rispettive famiglie hanno esercitato l’opzione”.
I collegi dei docenti, chiamati a decidere in merito, si trovano ad operare una scelta che avrà ripercussioni nei prossimi anni.
Ci sono sembrate utili, da riportare almeno in sintesi ai nostri lettori, le considerazioni di Serafina Gnech e Angelo Scebba, del Centro Studi Gilda, che indicano due possibili strade:
a) l’opzione di mercato. I docenti potrebbero decidere di favorire attività e insegnamenti di sicuro appeal per le famiglie e gli studenti, ritenendo in questo modo di garantire la scuola, nell’ambito di un sistema scolastico concorrenziale.
In questo caso sarebbe prevista anche la presenza d’esperti esterni in grado di vendere prodotti nuovi, inediti, tali da caratterizzare l’offerta formativa della scuola;
b) l’opzione culturale-professionale. I docenti, evitando di puntare soltanto all’immagine-vetrina della scuola, potrebbero scegliere l’investimento a lungo termine.
In questo caso la cosiddetta offerta avvantaggerà scelte a forte valenza culturale, che porranno al centro l’insegnamento disciplinare e che coinvolgano i docenti che operano all’interno della scuola, la cui stabilità viene fortemente messa in gioco dall’impianto della riforma e dalla generale tendenza a fare della scuola una delle tante agenzie formative.
Gnech e Scebba propendono per questa seconda opzione e indicano, esemplificando, alcune possibili soluzioni:
– l’ora in meno di lingua inglese potrebbe essere compensata da un’ora d’attività di conversazione in lingua inglese, che permettesse di rafforzare la trasmissione culturale;
– si potrebbero evitare attività durature che coinvolgano esperti esterni, la cui presenza, oltre ad avere effetti sull’occupazione, mette in discussione il primato della scuola – che non può diventare una delle tante agenzie formative – e pone i docenti spesso in una condizione di subordine, se non di dipendenza;
– potrebbero essere proposte opzioni pluriennali (ad esempio, per l’ex scuola media: conversazione inglese per 3 anni) che riducano la frantumazione dell’insegnamento e gli elementi d’instabilità;
– il collegio docenti (della scuola secondaria di 1° grado) potrebbe decidere che la frequenza dell’orario annuale personalizzato non diventi prevalentemente frequenza a discipline diverse da quelle basilari, evitando anche che le ore opzionali reintroducano le vecchie L.A.C. (libere attività complementari) degli anni settanta.
Un’ultima osservazione. La riforma Moratti non verrà applicata in maniera graduale, ma totalizzante. In altre parole, le cinque classi della scuola primaria e la prima della scuola secondaria di 1° grado, da settembre, in blocco, cambieranno ordinamento.
A nostra memoria, non era mai accaduto prima!
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