A dieci giorni dall’avvio della grande consultazione pubblica ed online per migliorare la proposta di riforma della scuola, offerta dal governo italiano attraverso il rapporto intitolato “la buona scuola”, nasce spontanea una domanda : “Tale consultazione, sarà un vero dibattito pubblico o una grande presa in giro?”. Ovviamente il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini sostiene che lo scopo della consultazione è quello di volere ascoltare tutti, perché qui non c’è un “noi” e un “voi”. C’è solo la nostra scuola. Scorrendo il sito web labuonascuola.gov.it, quasi leggessimo un passo del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, e in riferimento al rapporto “la buona scuola”, troviamo scritto : ”Lo offriamo ai cittadini italiani: ai genitori e ai nonni che ogni mattina accompagnano i loro figli e nipoti a scuola; ai fratelli e alle sorelle maggiori che sono già all’università; a chi lavora nella scuola o a chi sogna di farlo un giorno; ai sindaci e a chi investe sul territorio. Lo offriamo a tutti gli innovatori d’Italia”.
Un’offerta di “cuore” carica di buoni sentimenti o la fredda strategia di scavalcare interlocutori scomodi e competenti, perché è già tutto calcolato e deciso? Le domande che ci poniamo sono legittime e i sospetti che insorgono sono fondati. Mentre si dibatte di valutazione delle scuole e dei docenti, e quindi mentre è aperta la consultazione web, il Miur ha già emanato, come priorità strategica, la direttiva triennale della valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione, i criteri generali per assicurare l’autonomia del contingente ispettivo e i criteri generali per la valorizzazione delle scuole del sistema scolastico nazionale nel processo di autovalutazione.
Altro che consultazione con i nonni e le nonne degli studenti italiani, che magari di scuola non ne capiscono granché, sembra già tutto deciso, con dovizia dei particolari. D’altronde vi pare che questa consultazione possa convincere qualcuno, a rivalutare la bontà dell’anzianità di servizio? Molti lo sperano, ma c’è chi pensa che l’abolizione degli scatti di anzianità sia stata già decisa da tempo, e che niente e nessuno potrà fare in modo che possano restare in vita i vecchi, quanto oggettivi, scaloni stipendiali di vecchia. E per quanto riguarda le possibili 150 mila immissioni in ruolo? Non è certamente la consultazione che potrà incidere su quello che sembra essere un obbligo per il nostro Paese. Infatti ad obbligare l’Italia a regolarizzare i precari della scuola, è la Corte di giustizia europea, che ben presto condannerà l’Italia per avere infranto ripetutamente la direttiva europea 1970/99. Le multe che potrebbero essere combinate all’Italia per la questione precari della scuola, sono l’unico vero motivo per cui il governo immetterà in ruolo 150 mila precari storici nel giro di uno o al massimo due anni.
Ma chi pagherà lo scotto di tutte queste immissioni in ruolo? È un’altra domanda a cui non è difficilissimo rispondere. Tuttavia c’è molta curiosità intorno a questa mega consultazione, dove il governo ha voluto fare diventare protagonisti tutti i cittadini, dimenticandosi completamente del mondo sindacale, che incomincia a brontolare con poca convinzione e ancora una volta fin troppo diviso. Ma il dubbi che resta a tutti è: “Consultazione vera o presa in giro?”.