Dopo tanto discutere e parlare, il Governo Renzi propone alle Camere un nuovo DdL e, udite bene, impone una scadenza, a due mesi, cosa mai vista, che il Governo imponga alle Camere la data finale dell’approvazione del DdL, trasformandolo, così, in un decreto legge. Il Parlamento, Organo sovrano, che controlla l’azione del Governo e fa le leggi, anche su proposta del Governo, è comandato di finire quando il Governo lo dice.
L’autonomia parlamentare non esiste più. La Costituzione è ribaltata. Attenzione, Attenzione! Ma la fretta si spiegherebbe con il fatto che entro il 31/5/2015 si dovrebbe approntare il primo piano triennale per la determinazione dell’organico dell’Autonomia. Ma non muore nessuno se slitta di un anno perché è meglio pensarci bene prima di approvare questa legge.
Ma procediamo passo dopo passo nella lettura del DdL:
– si rafforza la funzione del dirigente scolastico; c. 1, art. 2;
– si introduce un Piano triennale per il costituendo Organico funzionale o viceversa: l’O.F. è inserito nel Piano triennale, stesso comma, stesso articolo;
– le istituzioni scolastiche, quindi, individuano il proprio fabbisogno anche di posti dell’organico dell’autonomia di cui all’art. 6 successivo che poi vado a vedere;
– seguono poi 15 obiettivi che l’istituzione deve raggiungere.
Al fine di quanto sopra, nasce il Piano Triennale che comprende anche le attività di formazione dei docenti: il Piano è valutato dall’Usr che in una regione come la Lombardia ha circa 1.200 istituzioni scolastiche, ogni piano conterrà 50 o 60 pagine e quanto tempo ci vuole per esaminarli tutti? Ci vorrà uno stuolo di Dirigenti Tecnici che lavoreranno da mattina a sera per molte settimane!
Poi c’è il Ministero e alla fine di febbraio, finalmente si saprà a cosa si ha diritto per l’a.s. successivo: quindi per il primo anno di applicazione si slitta di un anno: poco male.
Quel che deve contenere il Piano Triennale è contenuto nel c. 8, mentre il Pof è un’altra cosa e continua a sussistere.
Per entrambi questi Piani sono coinvolti gli organismi collegiali e alla fine il Ds li elabora.
Qui comincia il bello: i Ds scelgono il personale da assegnare come da art. 7 e il Ds individua i docenti da destinare all’organico dell’istituzione scegliendoli dal costituendo organico regionale, che vedremo dopo.
Un’importante novità è costituita dagli insegnamenti dell’inglese, musica ed ed. fisica per i quali occorreranno insegnanti abilitati o interni , anche di altri ordine di scuola (dalla secondaria all’elementare?) o anche esterni all’amministrazione scolastica.
Nell’articolo 3 si parla del percorso formativo degli studenti di scuola secondaria di II grado e via dicendo.
L’art. 4 tratta di scuola, lavoro e territorio sempre per studenti della secondaria superiore.
L’art. 5 tratta dell’innovazione digitale e didattica laboratoriale e fino qui mi sembra che tutto sia un gran bel libro dei… sogni.
L’Organico dell’Autonomia per l’attuazione dei Piani Triennali, è quanto di più fantasioso che immaginarsi non si può: avremo un organico così abbondante che non si sa dove si metteranno i docenti. Ma non eravamo a scarsità di finanze nel bilancio del Miur? E a dove spuntano fuori tutte queste grasse risorse finanziarie?
Ma adesso arrivano le note allegre per i docenti. L’organico dell’autonomia è determinato su base regionale e con cadenza triennale e, mentre nel precedente DdL, non era previsto la ripartizione in territori di competenza, ora, invece ci si è accorti che la regione è un territorio così vasto che l’hanno suddivisa in territori di competenza fino alle singole istituzioni scolastiche ma i posti in organico sono ricoperti dal Ds con il personale iscritto nell’albo regionale. Non si potranno più nominare supplenti, (ma da quale fascia se le fasce scompaiono?), fino ad un massimo di dieci giorni, se non con personale della dotazione organica dell’autonomia che è tenuto ad assicurare prioritariamente la copertura dei posti vacanti e disponibili e le supplenze dove stanno? Sta al Ds insieme agli organi collegiali, quindi, richiedere un fabbisogno di insegnanti secondo stime per eccesso.
Qui comincia il vero divertimento della lettura di questo DdL: il Ds propone gli incarichi di docenza (esclusi quelli già titolari da vecchia data? Boh!) ai docenti iscritti negli albi territoriali (quindi esclusi i veterani, sembrerebbe), nonché al personale docente di ruolo già in servizio presso altra istituzione scolastica!. Ma stiamo dando i numeri? Cioè vado a… rubare i docenti ad altro collega o mi faccio rubare i miei docenti da altro collega? O “già” vuol dire che non è più in servizio presso altra scuola, perché è uscito dall’organico della scuola? In ogni caso l’espressione è enigmatica.
Vedremo poi. E l’incarico avviene così, con i seguenti criteri: possibilità di rinnovo degli incarichi triennali, se coincide con il Piano Triennale dell’organico dell’autonomia, curriculum vitae del docente e motivazione della scelta di quel docente con quel c.v., utilizzo del personale docente di ruolo (ma non era detto a T.I.? È cambiata ancora la dicitura o è ambivalente), in classi di concorso diverse da quelle per le quali possiede l’abilitazione, purché possegga un titolo di studio valido per l’insegnamento. Ma quale insegnamento? Quello affine o uno qualsiasi. Allora, tutti insegnano di tutto, cioè non insegnano più niente. Ma che bella idea!
E meno male che hanno suddiviso gli albi regionali in albi territoriali, suddivisi in sezioni separate per gradi di istruzione, ecc. Gli albi territoriali sono ripartiti ancora per ampiezza e voglio vedere quale sarà l’ampiezza! In base al numero di alunni, in base alla superficie del territorio? Sono salvi, cioè non entrano in questi albi territoriali, i docenti che si spostano per mobilità quest’anno o che non si spostano e che non si sposteranno più, perché se chiedono la mobilità, questa vale solo per l’ambito territoriale e non per la scuola e si deve aspettare la chiamata del dirigente scolastico; ma è proprio così: mai più titolari di cattedra e cancellata la mobilità.
È proprio cosi ed è aberrante per un certo verso e diabolico per un altro, immolando all’altare della più bieca privatizzazione una funzione amministrativa statale, che ha sapore di anticostituzionalità, che ha sempre funzionato, che ha sempre dato segno di imparzialità di fronte alle esigenze della pubblica amministrazione, perché la Scuola è pubblica amministrazione e non privata amministrazione. Ora, figuratevi la vita dei futuri docenti ma anche dei “vecchi”. I primi saranno sempre sballottati da una scuola all’altra, secondo l’opinione dei presidi, ogni tre anni e cara grazia, se trovi il preside che ti rinnova il contratto ogni tre anni. Altrimenti farai la parte del burattino manovrato una volta da uno e un’altra da un altro preside, come fossi un oggetto usa e getti. Così non si riuscirà ad nemmeno una dignitosa vita sociale e familiare, non sapendo dove andrai a finire ogni tre anni. Per i “vecchi” la scuola diventerà una specie di “prigione” dove sarai costretto a starci per il resto della carriera, se non vuoi correre il rischio di fare il girovago nell’ambito sub-provinciale cui sarai destinato. Ma questa è pazzia bella e buona, ma a chi è venuta in mente una simile panzanata? Per non parlare poi del modo come si arriva a scegliere il docente dall’elenco generale. I presidi vorranno vedere le foto dei o delle docenti, a mezzo busto o a figura intera, o li convocheranno per una visione migliore o per un colloquio, forse. Ma chi comincerà a telefonare per primo per accaparrarsi il docente migliore, più bello, più aitante, più bravo, più intelligente? E se costui desidera un’altra scuola e non accetta l’incarico del preside, cosa succede? Perde la posizione in graduatoria, viene depennato? Può anche succedere questo, visto che la follia si è impadronita della mente di qualcuno che lassù ci governa e la ragione è calpestata. E se la scuola o la cattedra desiderata è stata assegnata a un altro docente chiamato prima o dopo? Ma ci si rende conto di quanto lavoro, cioè telefonate, bisognerà fare all’inizio dell’anno? E chi avrà il diritto di cominciare per primo? Prevedo lotte fratricide fra presidi. In una parola: che Dio ci scampi e liberi da questa brutta faccenda.
Poi c’è anche la perla della possibilità di ridurre il numero degli alunni per classe da parte del Ds sì, ma con l’organico funzionale, quello che serve per le supplenze e per il raggiungimento dei famosi 15 obiettivi di cui all’art. 6 che la scuola deve raggiungere e, quindi come la mettiamo? O serve per l’una cosa o per l’altra, per tutte e due, no.
Poi vi è il piano delle assunzioni straordinarie, legittimo e sacrosanto; ma il Governo deve rendersi conto anche che durante quest’anno scolastico si stanno svolgendo i corsi abilitanti dei Tfa e Pas, procedure concorsuali regolarmente indette dal Ministero, per cui entro il 31/7, avremo alcune migliaia di docenti che chiederanno il passaggio alla II fascia delle Graduatorie di Istituto e da qui l’inclusione nelle GaE, consequenziale, come è avvenuto negli anni passati. E costoro che fine faranno? Andranno al macello e verranno immolati al dio dell’inutilità e del pessimo senso, il contrario del buon senso e dopo che hanno speso intorno ai 2.500 euro di iscrizione all’Università, ma questo è il meno, e fatto ben 14 esami in un solo anno accademico e conseguito l’abilitazione?! Cosa rispondiamo loro: ragazzi abbiamo scherzato o come dice un noto politico: abbiamo pettinato le bambole!
Ma fatto più aberrante di tutto è il divieto di contratti a t.d. al personale docente per posti vacanti e disponibili, perché non devono superare i 36 mesi. E cioè, sia a quelli che hanno superato questo traguardo, sia a quelli che potrebbero superarlo con l’ultimo contratto, con la proposta di un contratto nuovo. E questo è contemplato all’art. 12 c. 1; cosicché, la stragrande maggioranza dei supplenti iscritti a qualunque fascia, perderà il poco di lavoro che aveva o che avrebbe avuto ancora negli anni a venire, e qui veramente il divin poeta ci ammonisce di perdere ogni speranza per i posti vacanti e disponibili perché non si possono superare i 36 mesi, che stanno per diventare fatali o fatidici: per le supplenze fino a 10 giorni bisognerà provvedere con l’organico funzionale e, quindi, è come dire che la benemerita categoria dei supplenti, il dott. Renzi , la fa sparire di fatto, quella categoria a cui abbiamo appartenuto la stragrande maggioranza di noi, che ha cominciato con le supplenze e poi o ha vinto il concorso o per altre cause favorevoli , ope legis, in alcuni casi, ma abilitazioni e anni di servizio a t.d., hanno determinato l’immissione in ruolo. Adesso tutto questo scompare e, o si faranno residue tracce di insegnamento supplentizio o niente. Andremo ad ingrossare ancor di più le liste dei disoccupati che potranno chiedere per due anni l’Aspi, la disoccupazione all’Inps, in altri termini. Ma, c’è un ma: nel frattempo ci si può preparare al concorso che a dir poco dura due anni, ma per soli abilitati per tutti? E nel frattempo disoccupati!
In sostanza il ragionamento del dott. Renzi è stato questo: voi avete adito la Corte di Giustizia Europea, perché l’Italia eccedeva nella contrattazione a t.d. oltre i 36 mesi di servizio e l’Italia, pur non essendo stata condannata, è stata “rimproverata” per questo tipo di contrattazione ed io, Renzi, ribalto la matassa e non chiamo più supplenti oltre i 36 mesi di servizio a t.d., così nessuna Corte di Giustizia potrà bacchettarmi per questo di contrattazione anomala, l’abolisco e chiuso il capitolo e non assumo nemmeno quelli che hanno svolto un periodo di lavoro di 36 mesi e oltre di servizio, che dovrebbe essere la giusta conseguenza della risposta alla Corte di Giustizia Europea o che per lo meno era nelle intenzioni di coloro i quali a essa si erano appellati, perché a costoro darò un risarcimento per i danni conseguiti alla reiterazione di contratti a termine o a t.d. Doppia beffa, doppio danno. A questo punto, col senno di poi, e non tenendo conto della diabolica intelligenza del Capo di Governo Italiano di questo momento, sarebbe stato meglio starsene zitti.
P.S. Naturalmente la “follia” di cui si parla è quella politica, absit iniuria verbis
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