Approderà venerdì 27 maggio in Consiglio dei Ministri per essere approvato il decreto applicativo della legge n. 53/2003 sulla riforma della scuola secondaria superiore: secondo indicazioni giunte da viale Trastevere, dopo mesi di revisioni e la discussione di ben 10 bozze diverse, stavolta il decreto sembra pronto per giungere in Consiglio dei Ministri ed essere approvato. I tempi, del resto, sono più che maturi: l’approvazione, seppure in ritardo rispetto a quanto preventivato, dovrebbe infatti permettere in extremis il confronto del documento alla conferenza unificata Stato-Regioni-Enti locali e di far esprimere il parere alle commissioni parlamentari. Il via libera definitivo da parte dello stesso Consiglio dei ministri dovrà infatti avvenire entro il 17 ottobre ed un ulteriore slittamento del decreto avrebbe potuto essere fatale per la sua approvazione finale.
Molte le novità contenute nella riforma. Secondo il decreto la rinnovata scuola superiore si comporrà infatti del sistema cosiddetto "duale": da una parte l’istruzione, articolata nei licei, e dall’altra la formazione professionale, affidata alle Regioni. I licei (artistico, classico, economico, linguistico, musicale, scientifico tecnologico e delle scienze umane) dureranno cinque anni; la formazione regionale rilascerà la qualifica professionale, se il corso è di durata almeno triennale, oppure il diploma, se di durata quadriennale. In entrambi i casi non sarà consentito l’accesso all’Università, salvo un anno integrativo di studio e il superamento di un esame di Stato.
Confermata, dallo stesso ministro Letizia Moratti, la volontà di diminuire il numero di ore curricolari e di materie per corso: "tutti i paesi dell’Ocse – ha detto la Moratti, a margine di una conferenza stampa svolta al Miur sul potenziamento delle attività sportive nelle scuole – tendono ormai da diversi anni a diminuire il numero di discipline: l’educazione fisica rimarrà inalterata rispetto ad oggi, con due ore a settimana in tutti gli istituti, ma la tendenza nei paesi più avanzati è quella di rafforzare le capacità degli studenti per abituarli a imparare ad imparare. E di questo ne dobbiamo prendere atto". Il Ministro ha anche voluto rispondere a coloro che parlano di riforma a costo zero: "si tratta di messaggi pilotati da sfatare. Quel che conta – ha detto ancora la Moratti – è che nell’ultimo quinquennio il bilancio del settore istruzione in Italia è salito da 35 a 40 miliardi di euro".
Bisognerà aspettare invece ancora qualche giorno per la presentazione dell’annunciato piano triennale di assunzioni dei docenti precari: "ho firmato il decreto ieri (23 maggio n.d.r.) ma si tratta di un provvedimento interministeriale – ha spiegato sempre il ministro Moratti – e per questo richiede tempi tecnici più lunghi: nei prossimi giorni il decreto sarà al vaglio del ministero dell’Economia e solo dopo l’approvazione del ministro Siniscalco potremo portarlo in Consiglio dei Ministri".
Confermata anche la volontà da parte del Miur di procedere all’immissione in ruolo di soli docenti ed educatori (insegnanti impegnati nella formazione degli studenti che alloggiano nei convitti nazionali): dal primo settembre saranno assunte 55.074 unità, nel 2006/07 il numero di insegnanti scenderà a 12.900 per poi risalire, nel 2007/2008, a 19.744. Dalla tornata di assunzioni, che complessivamente supererà 81.000 posti, dovrebbe quindi rimanere escluso il personale Ata: per amministrativi, tecnici ed ausiliari si prospetta una stagione priva di chance di essere assunti a tempo indeterminato. A meno che i sindacati, contrari in blocco alla loro esclusione dal pacchetto di assunzioni, non riescano a far tornare Miur e Governo sui loro passi.
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