I tempi per l’approvazione definitiva dei Regolamenti sulla scuola del II ciclo (licei, istruzione tecnica e istruzione professionale) si allungano e il rinvio della riforma di un anno è ormai molto di più che una semplice ipotesi.
Sui tre provvedimenti, infatti, mancano ancora i pareri delle Commissioni parlamentari che invece avrebbero dovuto concludere i propri lavori entro la fine di novembre.
Ma, soprattutto, c’è lo stop del Consiglio di Stato che in data 9 dicembre ha pubblicato i pareri sui singoli schemi di regolamento con una conclusione identica: “Sui punti segnalati occorre che il Ministero dell’istruzione fornisca i chiarimenti richiesti. All’esito, la Sezione si riserva la facoltà di disporre l’audizione del Capo dell’Ufficio legislativo del Ministero, nonché del dirigente generale competente all’istruttoria del regolamento”.
Per intanto il Consiglio “sospende l’emanazione del parere in attesa degli adempimenti di cui in motivazione”.
Quali sono dunque i punti sui quali il Ministero deve fornire chiarimenti ?
Intanto uno è di carattere generale e riguarda le modalità di applicazione dei regolamenti.
Nella versione attuale è previsto che vengano demandati alla decretazione ministeriale le indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento, l’articolazione delle cattedre o la definizione degli indicatori per la valutazione. Il CdS fa tuttavia rilevare che un provvedimento del genere dovrebbe essere un atto avente forza di legge (ovviamente i tempi per l’adozione di un ulteriore regolamento sono ben diversi da quelli necessari per l’emanazione di un semplice decreto ministeriale).
Ci sono poi altre questioni, come per esempio quella relativa alla quota del curricolo lasciata alla decisione delle singole scuole in modo da consentire una maggiore corrispondenza alle esigenze culturali e produttive del territorio.
Il CdS chiede al Ministero di chiarire se le disposizioni contenute nei regolamenti siano state raccordate con le norme contenute nel Regolamento sull’autonomia.
E, proprio in materia di autonomia, arrivano dal Cds le “bacchettate” più pesanti: i regolamenti prevedono che le istituzioni scolastiche costituiscano dipartimenti, quali articolazioni funzionali del collegio dei docenti, per il sostegno alla didattica e alla progettazione formativa, nonché un comitato scientifico formato da docenti e da esperti esterni.
Il CdS esprime forti perplessità sulla creazione di tali organi che, invece, dovrebbe essere lasciata – sottolinea sempre il Consiglio – alla libera determinazione delle autonomie scolastiche.
Senza contare che i comitati tecnico-scientifici dovrebbero funzionare a costo zero non essendo previsto nessun gettone di presenza neppure per gli esperti esterni.
Non mancano, infine, le perplessità sulle modalità di passaggio al nuovo ordinamento, soprattutto per quanto concerne i licei e gli istituti tecnici.
“E’ opportuno – sottolinea infatti il CdS – che il Ministero dell’istruzione illustri la graduazione di tale passaggio, anche con riguardo alla tutela dell’affidamento degli studenti che, trovandosi nelle situazioni di transito, subiranno una modificazione dell’iter formativo prescelto”.
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