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Riforma superiori all’esame Regioni: per la Flc-Cgil non è detto che lo superi

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I nuovi quadri orari da realizzare attraverso il piano programmatico di attuazione dei tagli alla scuola decisi dal Governo potrebbero essere osteggiati dalle Regioni mettendo a rischio il processo di attuazione della riforma della scuola superiore in programma già a partire dal prossimo anno scolastico: ne è convinta la Flc-Cgil che ad una settimana esatta dall’incontro dei Governatori con il Ministro del Miur, Mariastella Gelmini, in agenda mercoledì  prossimo, pone dei seri dubbi sul suo esito.

“Sappiamo che il prossimo 17 dicembre – scrive il sindacato guidato da Mimmo Pantaleo – il Ministro incontrerà le Regioni che, ricordiamo, hanno espresso, a larghissima maggioranza parere negativo sul piano programmatico. Non sarà, dunque, un appuntamento facile né dall’esito scontato per il Ministro, che potrebbe non essere nelle condizioni di emanare i regolamenti su materie il cui il parere delle Regioni non ha solo rilevanza formale, date le loro competenze”.
Anche perché “qualcuno – continua la Flc-Cgil -, all’interno del Ministero, comincia a mettere in dubbio la possibilità di arrivare in tempo utile per le iscrizioni alla definizione di un quadro così complesso ed articolato, che solo chi non conosce la realtà della secondaria superiore poteva pensare di risolvere in tempi così ristretti”.
Nelle passate settimane la maggior parte delle Regioni avevano espresso il loro disappunto sulle nuove norme volute dal Governo sul nuovo dimensionamento delle scuole impostato principalmente sull’elevazione del numero minimo di alunni per far rimanere in vita un istituto (o la sua dirigenza e segreteria): alla fine la dura presa di posizione della Conferenza Stato-Regioni obbligò il Governo a rivedere gran parte dell’impianto originale l’art. 3 del decreto legge 154.
Ora, secondo il sindacato di Pantaleo estende quel diniego ad altre parti del disegno Gelmini, ad iniziare dai cambiamenti da adottare alle superiori: novità rilevanti, come la riduzione del 20% delle ore e l’assegnazione (Stato o Regioni) della ‘paternità’ dei diplomi di qualifica conseguiti al termine del tezo anno nei professionali (con ovvi ‘sconfinamenti’ sul destino della revisione del Titolo V della Costituzione), meritano un adeguato approfondimento, quindi di maggiore tempo, e non una semplice informativa.
E’ evidente che “il tempo a disposizione – sostiene la Flc-Cgil – per completare il quadro complesso che attiene ai nuovi ordinamenti e conseguenti nuovi quadri orari per la scuola secondaria superiore, in particolare per gli istituti tecnici e professionali, è assolutamente insufficiente a garantire la necessaria ponderazione delle decisioni, il confronto obbligato con le Regioni e l’auspicato dialogo con le parti sociali”.  

Per l’organizzazione sindacale “serietà e senso di responsabilità dovrebbero indurre chi governa la scuola pubblica a rinviare all’anno prossimo le decisioni sulla secondaria superiore”. Per questi motivi “stigmatizziamo, sconcertati, il comportamento a dir poco irresponsabile di chi, dall’interno dell’amministrazione, fa circolare ipotesi di quadri orari, confluenze e quant’altro che altro non fanno che aumentare la confusione e l’incertezza su un pezzo di scuola che, al contrario, richiederebbe serietà e rispetto, sia per chi a scuola lavora sia per chi la frequenta”.
La richiesta di rinvio di applicazione delle novità già approvate dal Governo verrà ribadita venerdì, in occasione dello sciopero generale indetto dalla Cgil (per l’istruzione hanno aderito anche Cobas, Cub, Sdl e diverse associazioni e movimenti anti-Gelmini): alla scuola non servono di certo “spot pubblicitari – continua il sindacato di via Serra – ma un confronto sul merito delle questioni”. Un confronto che, dopo la Regioni, verrà attuato con il Cnpi ed infine con gli stessi sindacati: “in quella sede renderemo note le nostre posizioni sui documenti quando saranno ufficiali e si sarà fermato il ‘balletto’”, conclude la Flc-Cgil. Sempre che, nel frattempo, non sia però troppo tardi: i giochi sulle nuove superiori, la cui scadenza per le iscrizioni è stata posticipata al 28 febbraio (decisione che la dice lunga sulla ferma volontà di viale Trastevere di chiudere il prima possibile la ‘partita’), potrebbero essere nel frattempo praticamente fatti. In un senso o nell’altro.