Alla fine lo “scossone” per riprendere l’iter di approvazione della riforma delle superiori lo ha dato il ministro Gelmini: durante il question time del 7 ottobre alla Commissione Cultura della Camera, il responsabile dl Miur ha annunciato di avere inviato gli schemi di regolamento direttamente alle Commissioni parlamentari. Saltando, in questo modo, il parere di rito (comunque non vincolante) della Conferenza Stato-Regioni. Il motivo è noto da diversi mesi. In seno alla Conferenza presieduta da Vasco Errani, la maggior parte dei governatori è palesemente contraria alla bozza dei regolamenti attuativi delle nuove superiori. Ciò ha determinato un blocco dei lavori (ne fanno le spese anche le sezioni primavera e gli accordi sul dimensionamento) che si sta prolungando ogni più cupa aspettativa. L’ultimo incontro delle Regioni con il Governo, peraltro con pessimi risultati, si era svolto il 29 luglio. Poi solo parole, da entrambe le parti, di buoni propositi.
Riforma superiori, Gelmini fa sul serio
Così il ministro Gelmini, che tiene particolarmente a portare in porto la riforma della superiori, ha rotto gli indugi con una mossa inaspettata: ha inviato il testo dei regolamenti subito alle Commissioni parlamentari. Invertendo, di fatto, il normale iter di approvazione delle riforme.
Tra un mese, al massimo, quando i pareri (dall’esito praticamente scontato) saranno formulati si passerà di nuovo alla verifica del testo in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni. E se nel frattempo il “vento” della politica sarà cambiato, se la mediazione con i tanti governatori dissidenti dovesse portare buoni frutti, allora il via libera alla riforma sarà praticamente scontato. Occorrerà solo attendere qualche altra settimana per la firma del Capo dello Stato e la successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Il Ministro ha però pensato anche ad eventuali lungaggini o intoppi derivanti dalla macchina burocratica: nella stessa audizione ha annunciato, infatti, di voler posticipare “di almeno un mese” il termine per le nuove iscrizioni, da partedegli alunni che attualmente frequentano la terza media, alla scuola secondaria superiore. Operazione, peraltro, già svolta per le iscrizioni delle “matricole” alle superiori di quest’anno. “La riforma – ha detto il Ministro – entrerà senz’altro in vigore dal 2010 ma bisognerà fare anche un lavoro dentro la scuola per formare gli insegnanti e poi parlare con una voce sola, quella istituzionale“.
Immediata la replica del Presidente della Conferenza delle Regioni: “le Regioni – ha detto Errani – sono pronte a dare il loro parere sui diversi punti relativi all’istruzione che andranno all’ordine del Giorno della Conferenza Stato-Regioni. Così come eravamo pronti da diverse settimane a dare il nostro parere sulle sezioni primavera, siamo pronti ad affrontare gli altri temi relativi alla scuola. Attendiamo, però, che il Governo sblocchi l’attuale situazione di stallo istituzionale che, come è noto, non è ascrivibile – ha concluso Errani – in alcun modo alle Regioni”.
È bene ricordare, comunque, che qualora la riforma delle superiori venisse approvata, così come è ora, la sua applicazione pratica (riduzione complessiva dei quadri orari settimanali, introduzione di nuovi licei, adozione di nuove classi di concorso, ecc.) partirebbe subito con il biennio iniziale: una chiara forzatura che agevolerebbe il Miur a rispettare i tagli agli organici, già preventivati e non molto distanti da quelli attuati quest’anno, ma su cui i sindacati hanno già posto il loro veto.
Veto che sicuramente metteranno anche per alcune parole pronunciate sempre dal ministro, durante l’audizione alla Camera, sui collaboratori scolastici: “le scuole – ha spiegato Gelmini – devono essere pulite dai bidelli: non è necessario ricorrere a costosi appalti esterni. È uno spreco di risorse pubbliche. Abbiamo un sistema d’istruzione nel quale vanno individuati gli sprechi e le sacche di inefficienza“.
Poi, per finire, due belle “bacchettate” ai presidi: la prima, ripetuta più volte negli ultimi tempi, riguarda genericamente quei “dirigenti scolastici che sanno fare il proprio mestiere e garantire scuole pulite” rispetto ad “altri che non sono capaci: è arrivato il momento dunque di affrontare il tema del reclutamento e della valutazione per vedere chi vale e chi non vale“. La seconda, decisamente più mirata, è per quei capi d’istituto che in occasione dei funerali dei sei parà uccisi a settembre a Kabul, a seguito di un attentato, non svolsero il minuto di silenzio indicato attraverso una precisa circolare inviata da viale Trastevere: “Un fatto così grave e diseducativo – ha detto Gelmini – non può rimanere impunito”. Sui “pochissimi ma disdicevoli casi segnalati dai media – ha proseguito – , il Ministero sta svolgendo gli opportuni accertamenti” a seguito dei quali valuteremo “quali provvedimenti assumere, ai sensi delle vigenti disposizioni“.
Uno degli istituti dove non si è sicuramente svolto il minuto di raccoglimento è la primaria Iqbal Masih di Roma diretta dalla battagliera Simonetta Salacone. Il Ministro ha svelato che i ds romani dissidenti sono stati convocati il 28 settembre dal direttore dell’Usr del Lazio, Maria Maddalena Novelli: “i dirigenti interessati – ha sottolineato Gelmini – hanno fornito elementi su quanto riportato dalla stampa” e sono stati “invitati a formalizzare rapidamente quello che hanno riferito durante il colloquio. Il direttore regionale attende dunque le dichiarazioni formali dei dirigenti per valutare in via definitiva i provvedimenti da eseguire“.