In un mio articolo precedente ho riportato il mio pensiero riguardo a quello che è la riforma degli istituti tecnici e professionali di cui in questi giorni vari istituti scolastici italiani sono chiamati a valutare l’adesione o meno alla stessa.
A quanto sembra questa riforma non è stata ben accolta da molte istituzioni, che ovviamente non hanno aderito, in quanto per diversi aspetti non l’hanno ritenuta valida per una corretta formazione degli/delle allievi/allieve.
Sono convinto che quei pochi che hanno aderito lo fanno per un solo motivo e cioè quello di raccogliere un maggior numero di iscrizioni. E sì perché per molti istituti, docenti, i giovani studenti, le studentesse, non sono che un mero numero.
Nulla di più sbagliato dietro a quello che definiamo allievi/allieve ci sono delle persone con i loro sentimenti, la loro dignità, i loro sogni, le loro speranze, che si affidano ad una scuola, a noi docenti, per apprendere concetti, nozioni, competenze per il lavoro che hanno intenzione di svolgere un domani, una volta fuori e lontano da queste quattro mura della scuola.
Cercare di far approvare una riforma che invece di aggiungere alla scuola, quindi proporre più ore di studio, più ore di formazione, di didattica, che punti di più sulle materie di indirizzo, ne propone di meno è qualcosa che ritengo sbagliato.
Questa riforma non è altro che uno dei tanti tagli che è stato fatto e portato avanti negli anni precedenti a spese di tutto il comparto scolastico.
In quanto docente, sono stato chiamato in causa per esprimere il mio parere al collegio docenti straordinario convocato apposta qualche giorno fa, presso la scuola nella quale insegno (I.I.S. Cravetta Marconi di Savigliano), e dopo una breve consultazione fra colleghi abbiamo deciso di non aderire a questa riforma degli istituti tecnici professionali.
Durante la discussione sono emerse diverse perplessità riguardo questa riforma e ci siamo resi conto che non è il caso di aderire.
Ci sono allievi che invece di diplomarsi in 5 anni ci impiegano 6 o 7 anni in quanto incontrano notevoli difficoltà. Andare a proporre un percorso di 4 anni e un po’ come fare finta che tutto sia apposto, chiudere gli occhi e forzare molti ragazzi a tenere dei ritmi che non sono i loro, questo significa anche escludere gran parte degli stessi in quanto con le loro difficoltà verrebbero tagliati fuori da questo sistema quadriennale.
Questo si tradurrebbe anche in un sicuro abbondono scolastico da parte di molti di loro.
Se l’intento di questa riforma era combattere la dispersione scolastica, avere un maggiore numero di scritti, formare gli allievi in modo migliore e mirato direi che la scelta che è stata presa va nettamente nella direzione sbagliata.
Per avere degli allievi, allieve, maggiormente preparati bisogna dedicare loro più tempo non toglierlo come proposto dalla riforma sugli istituti tecnici e professionali.
Non c’è bisogno di stravolgere tutto, basta solo ottimizzare il tempo attuale che si dedica agli allievi, togliere tutte quelle attività extra svolte in orario curriculare, che non servono praticamente a nulla, e dedicarsi di più alla sana e utile formazione.
I problemi della scuola sono sicuramente tanti uno fra questi la mancanza di attrezzature utili a trasmettere competenze adeguate e che poi un domani gli allievi potranno spendere una volta lì fuori nel mondo del lavoro.
Se vogliamo migliorare la scuola, si cominci da altro ed in modo più sensato.
Fabio Gangemi
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