Sono state pubblicate il 13 febbraio 2024 sul sito del MIM le Linee guida per lo sviluppo dei processi di internazionalizzazione per la filiera tecnica e professionale.
Le Linee guida, emanate ai sensi dell’articolo 27, comma 3, del decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144 convertito con modificazioni dalla L. 17 novembre 2022, n. 175, sono finalizzate a realizzare lo Spazio europeo dell’istruzione in coerenza con gli obiettivi dell’Unione europea in materia di istruzione e formazione professionale.
Abbiamo chiesto un primo commento a Mattia Baiutti, responsabile della ricerca e della formazione del personale della scuola di Fondazione Intercultura ets e grande esperto dei temi connessi con l’internazionalizzazione.
Le linee guida erano molto attese e ci allineano a livello europeo. Qual è il punto chiave del documento?
Come documentato dall’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca, il processo di internazionalizzazione nelle scuole secondarie di II grado in Italia negli ultimi quindici anni ha visto un aumento lento ma costante. Nonostante i progressi, la strada da percorrere è ancora lunga, e queste Linee guida rappresentano un impulso significativo. Oltre a elencare alcune pratiche specifiche come il CLIL e la mobilità studentesca, a mio avviso il merito di queste Linee guida sta in almeno due aspetti: nel sottolineare che l’internazionalizzazione deve costituire una priorità delle scuole; nel delineare un perimetro semantico chiaro nel quale l’internazionalizzazione è concettualizzata come un processo che riguarda, non solo gli studenti e le studentesse, ma l’intera comunità scolastica. Inoltre si evidenzia – finalmente – che l’internazionalizzazione non è solo l’apprendimento di lingue straniere! Desidero sottolineare che, sebbene queste Linee guida siano state concepite per la filiera tecnica e professionale, il loro approccio è sufficientemente ampio da fungere da riferimento per tutte le scuole.
Quali le prime azioni che le scuole devono intraprendere per internazionalizzarsi?
Intraprendere il processo di internazionalizzazione richiede una solida consapevolezza delle cornici di riferimento delineate nelle Linee guida. Tra queste, lo Spazio Europeo dell’Istruzione, il Quadro di Riferimento delle Competenze per una Cultura della Democrazia (Consiglio d’Europa 2018, tr. it 2021) e la Raccomandazione delle competenze chiave per l’apprendimento permanente (Unione Europea 2018) sono fondamentali.
Il passo successivo è una valutazione interna: che livello è attualmente il nostro istituto nel processo di internazionalizzazione? Quali miglioramenti sono necessari? Come possiamo imparare dalle scuole più avanzate in questo campo? Il processo di internazionalizzazione è presente nel nostro PTOF? Il personale della scuola è preparato nell’ambito dell’educazione internazionale? Promuoviamo l’apprendimento delle lingue straniere e il CLIL? Prevediamo una curvatura internazionale e interculturale dell’educazione civica? Abbiamo “messo a sistema” la mobilità studentesca? Rispondere a queste domande e simili mi sembra un buon punto di inizio su cui innestare o predisporre azioni di miglioramento del proprio processo di internazionalizzazione. Consiglio vivamente di consultare e parteciparealle indagini annuali dell’Osservatorio, condotte da IPSOS per Fondazione Intercultura ets, e di utilizzare il relativo indice di internazionalizzazione come strumento di valutazione e guida.
Quali potrebbero essere le ricadute di queste linee sulla richiesta di studio all’estero da parte degli studenti e delle studentesse delle scuole secondarie di II grado?
La mobilità studentesca è una pratica chiave dell’internazionalizzazione della scuola ed è la più tradizionale.
Nel Rapporto 2023, l’Osservatorio stima 11.500 studentesse e studenti italiani partecipanti programmi di mobilità individuale all’estero di almeno tre mesi, evidenziando un incremento rispetto al 2019. Da un punto di vista operativo, le Linee guida ribadiscono quanto già previsto dalla Nota 843 del 10 aprile 2013.
Auspico tuttavia che la loro pubblicazione serva come spunto per una riflessione attenta su due aspetti cruciali. Il primo riguarda la qualità dei programmi di mobilità, che dovrebbe essere sempre fondata su un progetto educativo solido e ben strutturato. Il secondo aspetto concerne la valorizzazione della mobilità in una prospettiva bilaterale: non dovrebbe limitarsi alla sola esperienza all’estero, ma includere anche l’accoglienza di studenti e studentesse internazionali. Inserendo la mobilità studentesca in un quadro più ampio e ragionato di internazionalizzazione può essere un vero e proprio volano per l’apertura al mondo e l’arricchimento interculturale dell’intera comunità scolastica.
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