“Il percorso tecnologico-professionale 4+2 è andato incontro una falsa partenza: le scuole che hanno aderito sono poche e quindi pochi saranno gli studenti. La sperimentazione della filiera tecnologico-professionale 4+2 può essere uno strumento utile: le ore dei 5 anni di scuola verrebbero fatte in 4, seguiti dalla novità della specializzazione dei due anni di Its. 170 scuole in Italia che chiedono di provare a creare una classe sperimentale significa pochi studenti. ”: lo sostengono i deputati di Italia Viva Maria Elena Boschi e Roberto Giachetti, e l’ex sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi.
Per la verità gli stessi numeri citati da Italia Viva fanno dire al Ministro che si tratta di un ottimo risultato, anzi di “riscontro eccezionale”.
Se si esamina nel dettaglio la distribuzione delle adesioni si scopre anche un dato curioso: a parte il caso della Lombardia (27 scuole richiedenti), le adesioni si collocano in prevalenza nelle regioni del centro-sud (24 in Calabria, 20 in Campania, 25 in Puglia, 21 in Sicilia e 19 nel Lazio); praticamente nelle 4 principali regioni del sud sono concentrate più della metà di tutte le richieste.
In regioni a grande vocazione industriale come Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna si arriva a mala pena a poco più di 20 adesioni in tutto.
“La sperimentazione della filiera tecnologico-professionale 4+2 – aggiungo i parlamentari di Italia Viva – può essere uno strumento utile: le ore dei 5 anni di scuola verrebbero fatte in 4, seguiti dalla novità della specializzazione dei due anni di Its. Tuttavia, il numero di adesioni decisamente basso dimostra che il percorso poteva e doveva essere gestito in modo diverso, con il tempo necessario, prevedendo una discussione parlamentare vera e propria. Agire in fretta e fura per avere qualcosa da dire in campagna elettorale rischia di sprecare una riforma importante nel perfezionare il collegamento del mondo della scuola con quello del lavoro”.
Va anche detto che, al momento attuale, l’esame del provvedimento in Senato è fermo in quanto c’è l’urgenza da parte del Ministro di avere il via libera per la riforma del “voto di condotta” che, stando alle dichiarazioni fatte non più tardi di sei mesi fa sarebbe dovuta partire già a settembre 2023.
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