La notizia della bocciatura della “Riforma Valditara” sul voto di condotta da parte del Trentino, che non ha avuto grande risonanza sui mezzi di informazione, ci pare meritevole di attenzione e di qualche considerazione.
Il fatto è che a darne conto alla stampa è stata la vicepresidente della Provincia autonoma di Trento che non è una esponente di un partito di opposizione e non è neppure una pericolosa ex-sessantottina o una seguace della nefasta (secondo il ministro Valditara) pedagogia don milaniana.
Tutt’altro, Francesca Gerosa appartiene al partito della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e nell’annunciare la contrarietà della provincia autonoma di Trento alla legge voluta da Valditara ci ha tenuto a sottolineare che con il Ministro non ci sono affatto dissensi di natura politica: “Abbiamo sempre collaborato con Valditara e continueremo a farlo”.
“La nostra è una scuola educativa, non sanzionatoria – queste sono le parole di Francesca Gerosa come riportate dal Sole 24 ore – il sistema nazionale parla di bocciatura per un 5 in condotta, ma la vera questione è recuperare i ragazzi, anche perché la bocciatura non risolve magicamente il problema”.
“Da noi si valuta la capacità di relazione, che è una sintesi di più elementi molto più ampia della semplice condotta scolastica”.
La decisione della Provincia autonoma è molto interessante perché spezza il modello semplicistico che in questi due anni il ministro Valditara e il suo staff hanno tentato di accreditare: da un lato ci sarebbero i pericolosi ex-sessantottini donmilaniani che hanno provocato la perdita di credibilità della scuola e degli stessi docenti, e dall’altro ci sarebbe una grande idea per una scuola riformata con “la persona al centro”, basata sulla serietà e sulla identità nazionale.
La bocciatura che arriva da Trento spezza questa semplificazione (ma forse dovremmo parlare addirittura di banalizzazione) perché mette in evidenza che, forse, non c’è nel Paese questa spaccatura così netta fra “buonisti” e fautori della serietà e del rigore.
Probabilmente ci sono tanti genitori, anche elettori di partiti di opposizione, che chiedono maggiore serietà e tanti altri, elettori di destra, che ritengono che il rigore debba essere sempre accompagnato dalla volontà di educare senza necessariamente usare le sanzioni come “clave” per colpire comportamenti che, talora, nascondono anche situazioni di disagio sociale, familiare o personale.
Fra qualche mese nelle scuole ci sarà una sorta di prova del 9 perché i consigli di istituto dovranno in qualche modo adattare i propri regolamenti alle nuove regole e al nuovo Statuto degli studenti e delle studentesse: siamo proprio sicuri che tutto filerà liscio e che genitori e docenti presenti nei consigli saranno “schierati come un sol uomo” per dare applicazione alle idee del Ministro? Siamo proprio sicuri, per esempio, che la famosa “tesina di educazione civica” assegnata agli studenti più turbolenti servirà davvero a ripristinare “ordine e disciplina”? Lo vedremo, per parte nostra ci permettiamo di nutrire qualche dubbio.
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