Alla Camera è stato approvato il ddl su voto di condotta e valutazione del comportamento. Il provvedimento, però, è stato adottato senza aver consultato gli studenti.
Il fatto è che tutti i documenti delle organizzazioni internazionali sottolineano la necessità che le decisioni politiche che riguardano i giovani (anche se minori) vengano prese avendoli coinvolti.
L’articolo 12 della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia recita esattamente così: “Il fanciullo hai diritto a esprimere la sua opinione su tutte le questioni che lo riguardano. La sua opinione deve essere ascoltata e presa in seria considerazione”.
Al pedagogista Daniele Novara abbiamo chiesto un commento su questo aspetto della vicenda.
La riforma sul voto in condotta fa il paio con l’ennesimo cambio di metodo valutativo e la ricomparsa dei ‘buono’, ‘ottimo’, ‘sufficiente’ e ‘insufficiente’. Si tratta di provvedimenti che sembrano incarnare un ritorno al passato che si scontra contro ogni pensiero pedagogico.
E invece come si dovrebbe procedere?
L’obiettivo delle riforme scolastiche dovrebbe essere quello di creare le condizioni migliori perché gli alunni possano vivere la scola come luogo di accoglienza, di cambiamento e di felicità. Ciò che è stato approvato oggi si muove nella direzione opposta ed è quindi logico che nel Ministero nessuno abbia avuto interesse nell’interpellare non solo gli alunni, ma neanche gli insegnanti e i professionisti e le professioniste dell’educazione. Se si fosse dato ascolto a chi la scuola la frequenta davvero, il testo di questo DDL sarebbe dovuto cambiare dalle fondamenta.
Perché è accaduto questo, secondo lei?
Mi sembra che lo spirito che muove questa riforma è tutto incentrato sul passato e per questo è del tutto coerente ignorare anche ciò che sostengono le organizzazioni internazionali.
E’ un bel modo di procedere?
Ovviamente no, non è un buon modo di procedere né nella forma, né nella sostanza.
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