Mentre il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, a proposito della sua riforma sul voto di condotta e sulla valutazione del comportamento, parla di una vera e propria “rivoluzione culturale”, da parte di pedagogisti e uomini/donne di scuola si moltiplicano i commenti negativi.
Italo Fiorin, presidente della Scuola di Alta Formazione EIS della Lumsa, già coordinatore della Commissione di lavoro che aveva scritto le Indicazioni nazionali per il primo ciclo del 2012, non usa mezzi termini e parla di un provvedimento che nasconde un ritorno a pratiche e metodi educativi superati e forse persino antiquati.
Secondo Fiorin il vecchio modello di una scuola (ma anche di una famiglia) basata sull’autorità indiscussa ha ormai fatto il suo tempo.
In educazione, l’autorità non è più scontata ma deve essere conquistata attraverso la credibilità, il coinvolgimento e l’acquisizione di una reputazione.
Malgrado l’esistenza di comportamenti problematici tra gli studenti – sostiene il pedagogista – l’intervento normativo non può limitarsi alla mera condanna di questi comportamenti, ma deve analizzare il contesto educativo che li genera.
Anche perché, un buon comportamento non deve essere inteso solo come l’assenza di disturbo, ma come un’azione virtuosa attiva di beneficio per gli altri e per la comunità.
Lo stesso insegnamento dell’educazione civica non dovrebbe limitarsi alla comprensione teorica della Costituzione e delle istituzioni, ma promuovere un impegno attivo nella società.
Senza considerare che gli studenti apprendono molto di più dalla testimonianza personale degli educatori piuttosto che dalle “belle lezioni”.
E quindi se davvero si vogliono educare i giovani è necessario prestare molta attenzione alla coerenza tra parole e azioni: è un elemento decisivo anche per l’acquisire autorevolezza e rispetto.
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