Ancora una fumata nera per l’avvio dell’esame del disegno di legge sulla Buona Scuola in Parlamento. Da fonti parlamentari apprendiamo che il provvedimento sarà assegnato solo martedì mattina, ultimo giorno di marzo, quando il presidente dell’Aula di Montecitorio comunicherà che il Governo ha incaricato la Commissione Cultura della Camera di esaminarlo e presentarlo alla stessa Aula.
Il problema è che, tra un rimando e l’altro, siamo arrivati alla settimana Santa. E non è detto che la VII commissione della Camera possa sospendere i lavori tra mercoledì e giovedì, proprio per via delle vacanze pasquali. In ogni caso, si arriverà ad esaminare a fondo articoli e commi del ddl solo i primi di aprile.
In Parlamento c’è però già chi dice che saremmo fuori tempo massimo per garantire almeno le 40mila-50mila assunzioni legate al turn over. E che quindi sarà pressoché indispensabile, solo per questo capitolo del ddl, cambiare rotta e tornare al decreto legge. Che tuttavia, nella migliore delle ipotesi, per ovvi motivi tecnici, potrà essere presentato non prima del 15-20 aprile. Ma per la sua conversione in legge bisognerà attendere anche la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Dove, ad essere realisti, arriverebbe i primi giorni di maggio. Considerando i due mesi canonici utili a convertirlo in legge dello Stato, il via libera per le immissioni in ruolo vedrebbe la luce all’interno della prima decade di luglio. E come si potrebbero realizzare, a quel punto, in meno di due mesi e con le ferie estive di mezzo, i contingenti nazionali, regionali e locali, più le convocazioni e le stipule dei contratti a tempo indeterminato?
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Ora, francamente, l’iter e la tempistica di approvazione del testo per realizzare il maxi piano di assunzioni che si sta venendo a determinare non è proprio quello annunciato per mesi e mesi dal Governo. E nemmeno siamo in grado di spiegare i motivi di questo ulteriore ritardo. Parte dell’opposizione politica ha associato il ritardo alla mancanza di finanziamenti adeguati per il l’alto numero di assunzioni. Però, è anche vero che stavolta la Ragioneria dello Stato sembrerebbe aver dato il suo assenso. È probabile, allora, che si sia trattato di un sì condizionato: ovvero, il finanziamento di tutte le assunzioni, da parte del Mef, potrebbe derivare da altri provvedimenti del Governo. Che però, a loro volta, stentano a tradursi in legge. Così si blocca tutto e gli impegni politici diventano parole al vento.
Il rischio, purtroppo sempre più concreto, è che a settembre i nuovi docenti assunti saranno quelli legati al mero turn over. Per gli altri, quelli da collegare all’organico funzionale, si procederà nella migliore delle ipotesi con le assunzioni giuridiche. Da tradurre, successivamente, in immissioni in ruolo effettive.
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