Categorie: Politica scolastica

#riformabuonascuola e i precari stanno a guardare

Dopo i primi entusiasmi degli oppositori della Buona Scuola adesso sta arrivando il momento della riflessione e si incomincia a capire che forse la situazione non è così semplice come può sembrare a prima vista.  

E c’è una frase pronunciata da Renzi nella serata del 2 marzo (la riporta il quotidiano “la Repubblica”) che non può non preoccupare: “Andiamo in Parlamento e lì Brunetta si assuma la responsabilità di dire no a 160mila assunzioni di precari“.  Frase che significa che a questo punto Renzi pensa di inserire nel disegno di legge anche il piano di assunzioni. Decisione che preoccupa lo stesso ministro Giannini, che si dichiara “basita” e ignara di tutto (ma se è davvero così, cosa ci sta a fare dento il Governo?)
La preoccupazione è diffusa, tanto è vero che anche Elena Centemero (FI) ha già dichiarato che comunque per le assunzioni ci vuole un decreto legge. 

A non rendersi ben conto della gravità della situazione sembrano essere i tanti oppositori della Buona Scuola che frequentano i social network e che commentano con entusiasmo il ritiro del provvedimento, operazione che essi associazione da un lato alle proteste delle ultime settimane e dall’altro ai “consigli” del presidente Mattarella di evitare l’eccessivo ricorso alla decretazione d’urgenza.
La realtà, probabilmente, è un’altra, se sono esatte le cifre che fornisce “la Repubblica”: al momento attuale le risorse disponibili non sono affatto 4 miiardi di euro (1 per il 2015 e 3 per il 2016), ma molte di meno: si parla di 3 miliardi in tutto (poco più di 600milioni nel 2015 e il resto l’anno prossimo).
E i conti non sono difficili da farsi: il piano Gelmini-Tremonti prevedeva 150mila posti in meno, con un risparmio di 8 miliardi di euro. Come è possbile ora assumere 160-180mila docenti spendendo solamente 3 miliardi di euro? A occhio e croce c’è qualcosa che non va.
Al di là di tutti questi calcoli resta il fatto che centinaia di migliaia di precari si sentono beffati e sarà difficile spiegare loro che l’uso del disegno di legge anzichè del decreto servirià comunque a garantire un migliore confronto parlamentare.

Reginaldo Palermo

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