I maggiori sindacati della scuola stanno valutando la possibilità di indire lo sciopero generale. L’intenzione è stata espressa nel corso del convegno-incontro organizzato, presso l’Itis Galileo Galilei di Roma, da Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda, in vista dalla manifestazione del 18 aprile a Roma.
Nella sala dell’istituto superiore capitolino, davanti a centinaia di Rsu, ha aperto la giornata Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda degli Insegnanti, che ha parlato diun ddl che viola l’articolo 33 della Costituzione che garantisce la libertà di insegnamento: il dirigente non ha, in realtà, alcuna responsabilità didattica ma vogliono farci credere il contrario. La chiamata diretta, ha contunuato Di Meglio, è inaccettabile: con gli albi professionali, al posto delle graduatorie, i docenti vanno a perdere ‘cattedra’ e titolarità, con la possibilità di essere spostati a 200 chilometri da casa. Viene poi eliminata la contrattazione sindacale. Per non parlare delle deleghe in bianco previste. Se viene approvata la rifoma, quindi, si passa da docenti a operatori dell’istruzione. Contro questo obbrobrio dobbiamo essere uniti: la manifestazione di sabato sarà il primo passaggio. Se sarà necessario dovremo ricorrere a strumenti più forti.
Secondo Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola, le irritazioni e le proteste contro il ddl sono ormai note. In particolare, però, sono tre gli aspetti che minano il lavoro. Il primo è il precariato, perché il piano di assunzioni straordinario, gli oltre 50mila in più oltre al turn over, non dà soluzione al problema. Addirittura, per alcuni aspetti, viene peggiorato: basti pensare che chi svolge supplenze da otto, nove e più anni senza abilitazione non verrà più chiamato. Il secondo, che conferma la pochezza culturale di chi ha scritto la riforma, è la perdita della contrattualizzazione del rapporto di lavoro: ad esempio non si potrà stabilire un ‘tetto’ sulle ore extra alla docenza. Il terzo punto è quello che lede il cuore dell’autonomia scolastica, che rappresenta la centralità della funzione didattica: se passa il ddl, verrà meno la funzione dei docenti e degli organi collegali, patrimonio del pluralismo culturale scolastico.
Ora, ha continuato Di Menna, dobbiamo evidenziare queste tre criticità, attuando una ferma protesta, facendo un forte pressione su Parlamento e Governo, con email e contestazioni, con una serie di iniziative comuni da attuare scuola per scuola: se necessario, potremo anche arrivare ad indire una giornata di sciopero. Il Governo, come in passato, deve fare marcia indietro ed aprire una discussione contrattuale dando spazio all’azione sindacale: altrimenti i dipendent non sono dei sudditi.
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Ha quindi preso la parola Achille Massenti, segretario vicario nazionale dello Snals Confsal, che ha incentrato il suo intervento sulla centralità, nella scuola, della funzione del docente. Mentre nel ddl c’è uno sbaglio forte: quello del ruolo autoritario che si dà al dirigente scolastico. Le sigle sindacali maggiori hanno subito colto questo rischio, hanno caputo che occorre mandare un segnale importante, contrario, a chi sta approvando la riforma. Se il 18 aprile la piazza a Roma sarà mezza vuota, sarebbe un brutto segnale. Chiadiamo alle Rsu, in primo luogo quelle romane, di essere presenti. Perchè il titolo stesso del disegno di legge, ‘La Buona Scuola’, significa che quella che c’è non funziona; mentre, in realtò, servono strutture e mezzi veri per migliorarla.
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