Gentile Direttore,
le scrivo perchè sono davvero allibita da tutto quello che sta succedendo nella scuola e non posso continuare a tacere.
Lavoro come insegnante precaria da più di12 anni e da 6 con incarichi annuali reiterati i; ho iniziato a fare supplenze con la laurea in filosofia e il diploma magistrale, ricoprendo incarichi a scuola dove capitava, poi con il passare del tempo ho iniziato a preferire come ordine di scuola la primaria prediligendo lì le supplenze. Essendo veramente interessata a quel tipo di lavoro e sapendo che per legge (1999) occorreva la laurea specifica per fare la maestra, nel 2010 mi sono iscritta all’università, ho superato il test selettivo, con sacrifici studiato e lavorato e nel 2013 laureata a pieni voti per in scienze della formazione con specializzazione nel sostegno. Ribadisco ho sempre lavorato nella scuola per cui è un ambiente che ho imparato a conoscere molto bene, oltretutto cambiando sedi si impara ciò che è costante e a confrontare, infine a valutare e comprendere ciò che è costante e mal fatto. La prima cosa che ho subito colto è l’insufficienza di insegnanti specializzati con sostegno rispetto al fabbisogno in tutta Italia.
Per confermare quanto detto porto la mia esperienza personale in quanto lavoro da sette anni come insegnante di sostegno alla primaria, soprattutto preciso che ho iniziato quando non ero ancora specializzata; ho accettato l’incarico propostomi su chiamata dell’istituto per una formazione mia che avevo sul caso, ma anche perchè, lo confesso, si trattava di un incarico al 30 giugno, il che significava rimanere in una scuola tutto l’anno. Già da allora gli insegnanti con specializzazione non c’erano, per cui gli incarichi di sostegno venivano proposti ai docenti precari a quel tempo in terza fascia delle graduatorie d’istituto. Questa abitudine delle scuole credo che sia stata la cosa peggiore per i bambini certificati, in quanto essendo affidati a precari la continuità didattica sui loro casi diventava una chimera. Personalmente sono stata due anni soli sullo stesso caso, perchè variando le scelte fatte da altri precari in posizioni migliori delle mie, ogni anno cambiavano anche i posti disponibili per me i nelle scuole. In questa condizione di estrema instabilità accadeva per noi insegnanti di terza fascia di istituto di aspettare e accettare le prime chiamate delle scuole che arrivavano per incarichi su posti vacanti disponibili.
Detto quindi tra le righe che il sistema non può garantire nessuna continuità di insegnamento per gli alunni diversamente abili e che la Buona Scuola neppure affronta nè tenta di risolvere questo problema, aggiungo una ulteriore difficoltà che si viene a creare lavorando con la disabilità: fino a quando si ha a che fare con un ritardo cognitivo, tutti gli specializzati sono preparati ad affrontare una didattica personalizzata (purtroppo però metà dei posti di sostegno sono ricoperti da non specializzati), le cosi si complicano quando occorre intervenire su particolari tipi di patologie o disturbi. Accade spesso che gli insegnanti specializzati si debbano confrontare con casi di autismo, cecità, sordità, disturbi gravi del linguaggio che necessitano di preparazione più approfondita e specifica. A questo punto continuo raccontando ancora un pò della mia esperienza: essendo stata assegnata un anno su un bambino con Asperger, ho sentito il dovere di fare formazione appropriata, a mie spese, per ottenere risultati più rilevanti con il bambino, alla fine dell’anno avevo pensato di fare anche ad un master sulla sindrome, per fortuna che non mi sono iscritta visto il costo, perchè, essendo precaria, l’anno dopo mi sono ritrovata su un caso di ritardo profondo associato a grave disturbo linguistico, così ho deciso, consigliata dai medici del bambino, di fare un corso sulla CAA, per sollecitarne le abilità comunicative residue. Una volta che mi sono formata nella CAA, mi sono impadronita delle tecniche verso metà dell’anno scolastico è accaduto che una volta ricominciata la scuola non abbia riavuto il vecchio caso e ne abbia avuto uno differente: una deliziosa bambina non vedente. La mia coscienza, e non il ministro di turno, questa volta mi ha spinto ad intraprendere un corso di tiflodidattica per padroneggiare meglio le tecniche di insegnamento sui bambini non vedenti non avendo mai avuto esperienza di questa disabilità. Oggi conosco bene il braille e le strategie da impiegare nella didattica, ma quale sarà il mio incarico nel settembre 2015…? nessuno lo sa, se poi ci sarà… potrebbe addirittura trattarsi di un non udente, il che significherebbe nuova formazione.
Ultimamente si è sentito dire che il docente di sostegno dovrebbe seguire i casi su cui ha fatto formazione, questo sarebbe possibile solo se fosse un docente di ruolo. Sinceramente se un dirigente mi chiamasse da una scuola a 50 km da casa mia per seguire un caso di cecità e contemporaneamente avessi una chiamata di una scuola vicino a dove abito per un altro caso,non andrei sicuramente nella scuola più lontana. Il signor Faraone non sa che i docenti di sostegno mancano, i precari specializzati, molto pochi oltretutto ricercati da molti istituti? Secondo lui , considerando il nostro guadagno, la nostra condizione di precarietà, il modo in cui siamo trattati dalle istituzioni, faremmo ulteriori sacrifici per inseguire un caso? Non capisce che un buon insegnante di sostegno richiede stabilità oltre che formazione, una formazione poi che va fatta in vista dei casi che andrà a ricoprire l’anno successivo!
L’insegnante sarà e dovrà essere sempre e principalmente un insegnante, è chiaro che per certi casi come l’autismo il bambino ha bisogno di un terapeuta in aggiunta all’insegnante, magari che lo affianchi in alcune ore settimanali e che lo guidi e lo indirizzi, ma a cui non potrà mai sostituirsi proprio perchè insegnante. Altro problema che insorge nell’autismo, che tipo di terapia si dovrà applicare sul bambino affetto da questa sindrome? Sappiamo che sono considerate efficaci numerose terapie: aba. teacch, denver, ted,la scelta del tipo di terapia è a discrezione della famiglia, ora chiedo all’onorevole Faraone in quale di questi ambiti dovrebbe formarsi l’insegnante di sostegno?
A questo punto, gettati i miei sassolini e sperando che la mia lettera sia pubblicata in modo da poterne scorgere l’effetto, ringrazio per l’attenzione se avuta e porgo distinti saluti.
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