“La Buona scuola” a regime non è un progetto di breve scadenza: dovremo attendere 5-6 anni. Così si è espresso il ministro della pubblica istruzione Stefania Giannini, durante un suo intervento a Lucca, all’indomani della presentazione della Buona Scuola da parte del Partito Democratico.
L’obiettivo che ci siamo dati, ha detto il ministro, “è migliorare una scuola che è già una buona scuola, quindi passare dalla scuola che possiamo a quella che vogliamo. Alcune azioni saranno simultanee, come l’assunzione dei precari, l’inserimento di alcune materie e il potenziamento della musica e lingua straniera dalle elementari. Poi – ha aggiunto il ministro – ci sono processi che richiedono tempo e per avere studenti che siano veramente competenti in lingue diverse dall’italiano serve un ciclo di studi e serve che esso sia condotto da insegnanti ben preparati. Col concorso che attiviamo subito avremo un’asticella alta per gli insegnanti di lingua. Credo – ha concluso – che un ciclo di cinque sei anni sarà quello necessario per avere la buona scuola a regime”.
I contenuti della riforma cui si riferisce Giannini dovrebbero quindi trovare posto in un decreto legge (assunzioni, scuola-lavoro, formazione, nuove materie) e un disegno di legge delega, con tempi più dilatati (anni) che servirebbe a rivedere materie più complesse come la carriera del personale, la riforma del sostegno e degli organi collegiali. Poi ci sono i risultati della riforma, quelli cui si è riferito il ministro, per i quali bisognerà attendere i tempi “fisiologici” per il compimento del nuovo corso di studi.
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