Sulla #riformabuonascuola, dopo la presentazione di oltre 2mila emendamenti, presentati dai parlamentari dei diversi gruppi dell’opposizione ma anche dalla maggioranza che sostiene il Governo, il Pd sembrerebbe fare qualche passo indietro: il 21 aprile ha preso infatti corpo la notizia del ripensamento, da parte dei vertici riuniti al Nazareno sui dirigenti con iper poteri e accentratori, sulle assunzioni da seconda fascia d’Istituto (che si faranno) e contestata norma con cui il Governo voleva dire basta alle supplenze per i precari che hanno svolto già 36 mesi di servizio (che sembrerebbe saltare). A proposito di questo ultimo punto, Il Corriere della Sera ha riportato che chi ha svolto già tre anni di servizio “nel concorso nazionale avrà una ‘quota riservata’ con un punteggio al servizio svolto fino a quel momento”.
Se le notizie che trapelano venissero confermate, insomma, si tratterebbe di un primo importante passo indietro da parte degli ideatori della riforma. Anche se non bisogna aspettarsi troppo. “Può piacere o meno, ma dopo anni di immobilismo l’Italia si è rimessa a correre. E noi ci siamo, pronti ad ascoltare tutti, ma senza farci fermare da nessuno”, ha scritto qualche ora fa il premier e segretario Pd, Matteo Renzi, in un post su Facebook dal titolo “Avanti su tutto”. Il messaggio è chiaro: modifiche sì, ma nessun stravolgimento.
Ad esserne convinto è anche Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas, che, a Firenze per la presentazione del suo libro ‘Oltre il capitalismo’, conferma lo sciopero della scuola del 5 maggio. Ma teme “che alcuni sindacati che hanno promosso lo sciopero, di fronte alla proposta di mini-emendamenti, tornassero indietro”. Secondo Bernocchi, si tratterebbe di un grave errore: “o fanno scioperare la maggioranza della categoria, oppure Renzi dirà che tutti quelli che non hanno scioperato sono suoi”.
Bernocchi ha anche detto che “finora la reazione alla ‘cattiva scuola’ è stata relativamente blanda. Lo sciopero lo abbiamo convocato noi, poi Cgil Cisl e Uil hanno sentito l’agitazione di una parte limitata della categoria, che si è allarmata soprattutto sull’aspetto più sconcertante del disegno di legge, i superpoteri ai presidi, e molti insegnanti hanno capito che anche quelli stabili diventerebbero precari. I precari, che a questo punto erano convinti che quasi metà di loro sarebbe entrata, adesso scoprono che se va bene entreranno 40 mila persone e con scontri interni enormi, per cui se il provvedimento va così ci sarà una marea di ricorsi”.
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Anche per Marcello Pacifico, presidente Anief e candidato al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, “si stanno cogliendo i primi effetti della sollevazione popolare del mondo della scuola contro una riforma senza capo né coda, ma la mobilitazione del 24 aprile (con Unicobas e Usb n.d.r.) rimane in piedi. Rimangono infatti da cambiare ancora diversi punti del disegno di legge: trasferimenti immediati per i neo-assunti, no alla chiamata diretta del personale da parte dei presidi e al merito riservato a pochi lavoratori scelti dal dirigente, ripristino di un sesto del tempo scuola tagliato dalle riforme Gelmini, mancata assunzione di 100mila docenti abilitati e 10mila Ata”.
Intanto, prosegue l’iter di approvazione della riforma: sempre il 21 aprile, nel corso dell’ufficio di presidenza in commissione Cultura, è stata decisa la riapertura dei tempi per la presentazione degli emendamenti al Ddl, posticipata a 24 ore dopo l’approvazione del Def. La richiesta di un “supplemento” di tempo era stata avanzata da M5S, Sel e Lega. Ma per il M5S il tempo in più concesso è una buona notizia “solo all’apparenza”, perché “la forzatura della maggioranza che, caso unico, ha deciso di collegare il provvedimento al Def, di fatto – spiegano i parlamentari M5S – è una ghigliottina rispetto alla possibilità di destinare ulteriori risorse a segmenti quali il personale Ata, all’edilizia scolastica o all’ampliamento degli organici da assumere in base al fabbisogno delle scuole”.
Inoltre, i ‘grillini’ avrebbero saputo che “gli uffici della commissione Bilancio già da oggi sono all’opera per dichiarare inammissibili gli emendamenti che avrebbero richiesto risorse aggiuntive rispetto al provvedimento, come quelli relativi all’inclusione del personale amministrativo nell’organico triennale delle scuole”.
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