Mancano poche ore alla iniziativa del Pd a Roma “la scuola che cambia, cambia la scuola”, dove il premier Renzi e il ministro Giannini potrebbero fare luce sui tanti interrogativi che restano aperti sul decreto in arrivo.
Le incertezze riguardano, paradossalmente, anche l’unico punto fermo della riforma: le assunzioni. Se il sottosegretario Faraone ha confermato che saranno assunti 150 mila precari “entro settembre del 2015, con l’inizio del nuovo anno scolastico”, le ultime indiscrezioni ci dicono che i nominativi dei candidati da immettere in ruolo verranno presi con priorità dalle graduatorie a esaurimento. Che però, come abbiamo già spiegato, non si esauriranno. Il motivo è semplice: il Miur non se la sente di assumere nelle classi di concorso “in sofferenza”, dove non ci sono posti vacanti. Assumere tali docenti, anche in regime di organico funzionale, potrebbe comportare a lungo andare un problema di sovrannumerarietà tutt’altro che circoscritto.
Certo, ai precari potrebbe essere proposto di firmare il contratto più importante della loro vita professionale, quello a tempo indeterminato, anche in province e regioni diverse da quelle dove si è collocati. Ma per alcune discipline, i posti potrebbero essere occupati anche altrove. E in questi casi, ci hanno spiegato le nostre fonti, non si procederà all’assunzione.
Discorso a parte meritano i maestri abilitati precarie della scuola dell’infanzia e della primaria, che possono essere collocate con maggiori facilità rispetto ai posti vacanti: per tutti loro il posto, salvo rare circostanze, ci sarà. Quindi, da quanto ci risulta verranno assunti praticamente in blocco.
Poi, ha spiegato il ministro rispondendo ad un question time in settimane, tra gli immessi in ruolo figureranno anche anche gli idonei del concorso 2012: “sono parte del piano assunzionale straordinario che il Governo sta approntando”.
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Ma la vera novità arriverebbe dalla presa d’atto da parte del dicastero di Viale Trastevere della sentenza della Corte di Giustizia europea, che riguarda tutti gli abilitati con 36 mesi svolti su posto vacante. Solo che per il Miur sarebbero meno di 1.800 “Si tratta di una cifra a dir poco irrisoria rispetto alla realtà” ha commentato l’Anief. “Ci auguriamo – ha detto la Gilda – che le modalità di assunzione dei precari siano tali da rispettare ‘pienamente’ la sentenza emanata dalla Corte di Giustizia europea lo scorso 26 novembre e che non vengano deluse le attese dei tanti colleghi da anni in servizio con contratti a tempo determinato”. E il Movimento 5 Stelle, che venerdì 20 ha incontrato la Giannini al Miur, sostiene che il piano di assunzioni dei 150 mila insegnanti “molto probabilmente non si esaurirà a settembre 2015, ma verrà spalmato negli anni successivi”.
“Ancora tanta incertezza dunque – spiega l’Ansa – e quella delle assunzioni non è la sola questione che finirà nel decreto legge del Governo. Il provvedimento dovrebbe dirimere anche l’organico funzionale, l’aggiornamento professionale, la valutazione e la carriera per gli insegnanti”. È tuttavia probabile che per l’attuazione di alcuni passaggi riguardanti il personale, sia per la parte economica sia per quella normativa, ci sia un rimando alla sede contrattuale.
Se poi la strada degli stipendi più alti in base al merito è tracciata solo in teoria (di fatto, per la sua attuazione, i tempi sarebbero ancora immaturi), quella che porta alla riforma della docenza sarebbe invece pressoché pronta: avremo il prof più legato alla didattica, il mentor, e quello di supporto-organizzativo, il quadro-intermedio.
Nello stesso provvedimento si dovrebbero gettare le basi di un nuovo concorso per docenti (40.000 cattedre previste ma il numero potrebbe lievitare) e prevedere interventi per favorire l’alternanza scuola-lavoro e sui programmi scolastici (musica, Clil nella primaria ecc..). In un ddl delega, che potrebbe anche essere presentato in tempi diversi rispetto al decreto, finiranno, invece, altri temi come il testo unico per la scuola, la riforma degli organi collegiali, interventi sul ‘sostegno’. Tutti temi che necessitano di confronti più lunghi e ragionati.
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