Sul disegno di legge non si torna indietro. E nemmeno più sulla data di approdo in Consiglio dei ministri. La doppia conferma è scaturita dall’incontro di “limatura” tenuto il 10 marzo tra il premier Matteo Renzi e il ministro Stefania Giannini, al fine di sciogliere gli ultimi ostacoli sul cammino della #riformabuonascuola.
Durante l’incontro, cui è seguito al Nazareno quello con i parlamentari Pd competenti, è stato ribadito che giovedì 12 marzo sarà licenziato il testo, e nella forma del disegno di legge. A riferirlo sono state fonti di Governo, ribadendo che anche con lo strumento del ddl ci sono comunque i tempi per “dare una risposta importante al precariato”, con le assunzioni previste e già finanziate con la Legge di Stabilità. Sui numeri delle assunzioni da effettuare nel 2015, però, non trapelano indicazioni.
Via libera anche alle indiscrezioni degli ultimi giorni, con i presidi-sindaci che avranno un ruolo determinante, anche per la scelta del personale. Pur senza entrare nei dettagli, da viale Trastevere spiegano: “l’autonomia diventa lo strumento chiave per aprire lascuola anche di pomeriggio”, irrobustendo il legame con il territorio. E “la figura del preside sarà centrale per costruire il progetto formativo delle scuole”.
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Rimangono quindi delusi tutti coloro – anche sul fronte sindacale e tra i precari – che hanno sperato sino all’ultimo che tornasse in pista quel decreto legge che avrebbe favorito da subito l’assunzione di un numero maggiore di docenti. A questo punto, infatti, è probabile che la tranche maggiore di assunzioni dei precari, quella da legare all’organico funzionale, verrà incardinata nel disegno di legge. I cui tempi si prospettano serrati.
L’avvio del percorso parlamentare della riforma, infatti, si terrà non prima del 17 marzo (il lunedì le Commissioni di Camera e Senato non si riuniscono). I tempi, considerando la pausa pasquale e la scadenza del 15 aprile posta dall’Esecutivo come data-limite entro cui il ddl dovrà completare il suo cammino, sono strettissimi.
E proprio per questo motivo, tra le ipotesi più accreditate, in mancanza della decretazione d’urgenza, c’è quella di ‘spalmare’ le immissioni in ruolo su due anni: subito 50mila assunzioni, o una cifra non molto diversa, per coprire il turn over in maniera abbondante e per risolvere almeno in parte il problema delle supplenze annuali (in questo caso non sarebbe necessario neppure un provvedimento di legge, basterebbe l’autorizzazione del ministero dell’Economia). Facendo però così slittare al 2016 il “piatto” più succulento delle assunzioni.
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