Con il 27 febbraio che si avvicina, crescono aspettative e curiosità sui provvedimenti che dovrebbero cambiare la scuola italiana: la mancata definizione dei punti che più interessano personale e addetti ai lavori ha infatti spostato l’attenzione sull’approdo in Consiglio dei Ministri del decreto legge di riforma e del disegno di legge delega.
Per quanto ci risulta, tuttavia, anche stavolta, dopo la deludente celebrazione a Roma di un anno di Governo Renzi, la presentazione dettagliata del piano potrebbe slittare: l’approvazione in CdM, infatti, non comporterebbe l’immediata divulgazione del testo approvato. Ma solo una sua presentazione per sommi capi. Lasciando ancora una volta a bocca asciutta tutti coloro che l’attendevano.
Intanto, proprio sui punti salienti, si accavallano le ipotesi. Si dà, intanto, per certo che le assunzioni non avverranno in una sola tornata, nel senso che occorrerà almeno un biennio per la loro attuazione. Inoltre, il numero sarebbe inferiore ai quasi 150mila indicati nella prima bozza della Buona Scuola di inizio settembre. La cifra ora più plausibile sembrerebbe attorno ai 125mila immessi in ruolo. Ad avere la precedenza sarebbero sempre i docenti abilitati inseriti nelle GaE, ma senza alcuna certezza di assunzione in blocco. Anzi, a differenza di quanto si era stabilito sei mesi fa, la stipula dei contratti a tempo indeterminato sarebbe molto più ragionata: come avevamo spiegato alcuni giorni fa, l’amministrazione scolastica non trarrebbe grossi vantaggi dall’assumere personale su classi di concorso già in “sofferenza”. Come quelle dove vi sono già decine e decine di docenti di ruolo in sovrannumero. Una situazione presente, in particolare, in diverse province del Sud.
Rimane da capire, a tal proposito, se verrà proposto ai candidati al ruolo di spostarsi di provincia o addirittura di regione: si tratta di un passaggio chiave. Da cui dipende l’assunzione a titolo definitivo di decine di migliaia di docenti precari: ci riferiamo, soprattutto, alle tante maestre della scuola dell’infanzia presenti nelle GaE del Meridione. Poiché nelle loro province il numero di posti disponibili è limitato, gli verrà proposti di spostarsi anche a centinaia di chilometri?
I discorso diventa ancora più ingarbugliato, poi, quando ci si sposta tra gli abilitati di seconda fascia d’istituto. Il Governo ha fatto capire che il via libera c’è stato. Ma il problema, a questo punto, superato il principio, è la quantità di supplenti da assumere. Per il Miur sarebbero nemmeno 2mila. La cifra, però, appare francamente bassa. E i sindacati già parlano di ricorsi di massa.
Rimane ancora più intricato il discorso sulla carriera dei docenti: tramontato l’accesso limitato al 66% dell’organico in forza ad ogni istituto, rimane però confermato che non si andrà oltre a 60 euro di aumento stipendiale, da assegnare in prevalenza tramite il merito. Per gli scatti automatici, da assegnare probabilmente a tutti, rimarrebbero non oltre 20-25 euro di aumento medio. Mentre il resto, 35-40 euro, le ultime indiscrezioni indicano che sarebbero destinati sempre attorno al 60% del personale più meritevole. Insomma, l’idea di fondo rimarrebbe sempre la stessa. C’è il fondato pericolo, tuttavia, che la questione sia stata inserita nel decreto con tempi più lunghi. Anche perché, ricordiamolo, fino al 2018 di scatti in busta paga non dovrebbero vedersene.
Rimane anche da definire l’organico funzionale: dopo l’entusiasmo iniziale, più di qualcuno al Miur si è accorto che non sarebbe bastato assumere tra i due e i cinque docenti in più ad istituto per garantirlo. La stessa retromarcia sull’assunzione in blocco degli iscritti nelle GaE lo confermerebbe. Nelle ultime ore, inoltre, sta crescendo la convinzione che sarà molto difficile attuarlo con l’avvio del prossimo anno scolastico: c’è già chi giura che l’organico funzionale non si farà prima dell’anno scolastico 2016/17.
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