Disegno di legge confermato. Come gli scatti di anzianità, che non dovrebbero più fare spazio al merito ma rimarrebbero in vita per tutti. A poche ore dall’arrivo in Consiglio dei ministri del piano di riforma scolastico, si accavallano le voci sulle ultime modifiche del testo che dalla prossima settimana sarà sotto la lente del Parlamento.
Ma andiamo per ordine. Dopo le prime indiscrezioni, nella serata dell’11 marzo anche fonti di governo hanno confermato che “la riforma della scuola e dovrebbe confermare gli scatti di anzianità ma dando ampio spazio al merito dei docenti”. Alla fine, evidentemente, ha prevalso il buon senso, visto che la quasi cancellazione dell’unica forma di carriera professionale del personale scolastico avrebbe determinato, con i sindacati già pronti alla mobilitazione, reazioni di protesta a catena tra tutto il personale. “Contro il piano Renzi e a favore della legge d’iniziativa popolare”, il 12 marzo protesterà, davanti alla presidenza del consiglio, anche l’Unicobas.
Sempre fonti ufficiali, vicine al Governo, avrebbero indicato in tre i punti chiave della riforma che sarà presentata in CdM: basta classi pollaio; scuole aperte anche il pomeriggio; la Carta del prof, utile a rafforzare la dignità sociale del ruolo del docente. In quest’ultima iniziativa, di cui ci occupiamo in un altro articolo, sarebbero previsti per il primo anno 400 euro per tutti i professori, che potranno essere spesi solo per consumi culturali (libri, teatro, concerti, mostre, autovideo telematici.
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Sulle altre due, però, sorgono sin d’ora dei forti dubbi. Ad iniziare dal piano di apertura pomeridiana delle scuole, che non è certo una novità, per il quale si è tutti d’accordo ma resta da comprendere con quali risorse si sosterrebbe il progetto: il Fis è infatti ridotto all’osso e le scuole non riescono ad allestire neanche i corsi a supporto della didattica o quelli di recupero. Chi sorveglierebbe e pulirebbe, ad esempio, gli istituti nella seconda parte della giornata? I collaboratori scolastici a cui oggi viene assegnato un incentivo di fine anno pari in media a qualche centinaia di euro lordi? E chi insegnerebbe in quelle ore? I docenti pensionati richiamati già oggi da qualche istituto per far recuperare i debiti ai ragazzi?
Resta poi da capire come si eviteranno le classi pollaio, dal momento che, è notizia di questi giorni, il numero di docenti in organico di diritto rimarrà immutato. A conferma della linea degli ultimi tre anni, durante i quali però il numero di alunni è lievitato di circa 90mila unità. E siccome nel frattempo anche le scuole si sono ridotte (di circa 3.500 sedi a seguito del dimensionamento), viene da chiedersi qual è la soluzione per evitare che si formino ancora delle classi con 30 e più alunni. Quella dell’organico funzionale, legata al destino del ddl, sembra destinata ad attuarsi al 2016. Altre, francamente, non ci sembra di vederne. Speriamo che il Governo tra qualche ora ci contraddica con argomenti certi.
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