Uno dei primi problemi che il nuovo Governo – qualunque esso sia – dovrà affrontare per portare a compimento la riforma complessiva del sistema scolastico sarà quello degli organi collegiali della scuola che mostrano ormai non solo sintomi di stanchezza ma abbondanti segni di vecchiaia.
D’altronde sulla necessità di riformare gli organismi scolastici sono tutti concordi, tanto che, per l’intera legislatura che sta per terminare, le forze politiche hanno lavorato intensamente – senza peraltro raggiungere lo scopo – per approvare una nuova legge.
Ma su quale sarà il futuro dei consigli di istituto e dei distretti scolastici è difficile fare ora dei pronostici.
Che si debbano snellire organismi e procedure sono tutti d’accordo, ma a conti fatti sulle soluzioni concrete il dibattito è ampiamente aperto.
E’ di qualche giorno fa, per esempio, una dura presa di posizione della Cgilscuola nei confronti della proposta della Confindustria di istituire in ogni scuola un vero e proprio consiglio di amministrazione che non solo definisca l’indirizzo "politico" della singola istituzione scolastica ma abbia anche la possibilità di scegliersi il dirigente in grado di realizzare i programmi approvati dal consiglio stesso; logica conseguenza di questa impostazione: ogni scuola assume anche il proprio personale, docenti compresi.
E’ naturale che la Cgilscuola non ci stia e rivendichi invece procedure di assunzione a carattere meno privatistico.
Ma intanto quello dei rapporti fra dirigente scolastico e organi collegiali resta un nodo difficile: nei programmi del centro sinistra si legge per esempio che i consigli di istituto devono fare da "contraltare" al potere dei dirigenti mentre da più parti si sottolinea come la riforma non potrà decollare senza il contributo determinante dei capi di istituto (lo ha ribadito di recente anche l’Andis, associazione dei dirigenti scolastici sostanzialmente vicina alle posizioni della attuale maggioranza di governo).
Resta in sospeso anche il tema del rapporto con le autonomie locali: la recente legge sul decentramento amministrativo (peraltro non ancora applicata in quanto manca il regolamento esecutivo) prevede che i Comuni possano sciogliere i consigli di istituto in caso di irregolare funzionamento (ma è facile intravedere in questa clausola una potenziale arma di pressione politica e psicologica) mentre non è da escludere che in futuro il potere politico abbia proprie rappresentanze ufficiali all’interno di tutti gli organismi scolastici.
La prospettiva è – a mio parere – preoccupante: si correrà infatti il rischio di aumentare i localismi trascurando la funzione di "formazione alla cittadinanza" che la scuola dovrebbe invece avere.