Uno dei cavalli di battaglia della sinistra è sempre stato l’obbligo di istruzione a 18 anni e Zingaretti, il segretario del PD, lo ha rilanciato recentemente.
Alla base della proposta, c’è l’analisi che in una società in continua evoluzione lo studio deve essere continuo e aggiornato per tutta la vita, il che non fa una grinza.
E’ un giusto obiettivo prolungare l’obbligo a 18 anni, ma senza alcune proposte correttive di come la scuola oggi è, la proposta rischia di far aumentare i numeri della dispersione scolastica.
E’ già successo con il prolungamento dell’obbligo d’istruzione a 16 anni (legge del 27 dicembre 2006 n. 296) che ha portato tale obbligo da 8 a 10 anni. Ma qual è stato il risultato? Si obbligano a iscrivere i giovani svantaggiati alle superiori per essere bocciati o abbandonano prima.
Ripeto quanto già detto in altre occasioni: dobbiamo riformare la nostra scuola guardando al sistema duale tedesco.
La sinistra ha sempre guardato con sospetto questo sistema perché lo ritiene classista: chi ha attitudini per lo studio astratto va ai licei, chi ha attitudini per lo studio pratico va ai tecnici o ai professionali. Ma nell’ideologia della sinistra vi è un’antinomia celata: proprio gli esaltatori del proletariato e del lavoro stando al marxismo sviliscono la cultura del lavoro.
Qualcuno paventa il ritorno alla scuola dell’avviamento e ritiene la scuola media unica del 1962 una conquista. Ma questa scuola media unica, dopo 58 anni, a dire di tutti gli esperti, fa acqua da tutte le parti, i docenti sono disperati e pochi alunni indisciplinati non consentono alla maggioranza degli studenti di studiare come si deve.
Ma sono proprio gli alunni indisciplinati, che non hanno voglia di studiare (ma veramente non hanno voglia o ritengono quello studio astratto non per loro?), che verranno bocciati più volte e finiranno per abbandonare gli studi. Sono gli alunni malati che la scuola- ospedale respinge, come diceva don Milani, per accettare solo i sani.
Non è meglio per questi alunni che non sono portati allo studio astratto, ma sono intelligenti perché portati a uno spirito pratico (le diverse intelligenze di Gadamer), seguano un percorso diverso che li porti a imparare un mestiere pratico?
Non mi si dica che la società non ha più bisogno di operai, anzi quello che manca è la corrispondenza tra esigenze dell’industria e dell’artigiano e competenze e tali competenze si debbono imparare a scuola. Lo Stato però deve essere in grado di far incontrare domanda educativa ed offerta di lavoro (capisco lo scetticismo di chi confronta lo stato italiano con quello tedesco, ma non mi rassegno al peggio).
L’ideologia di sinistra (attenzione: sono di sinistra, ma critico l’ideologia di sinistra) ritiene che così si priva il diritto degli svantaggiati a studiare e si cristallizza una situazione di partenza. Conosco l’obiezione e ribatto che non è la scuola da sola che può rimuovere gli ostacoli economici e culturali, ma è lo Stato con politiche di welfare che può farlo, cominciando a offrire libri gratuiti per le famiglie più povere.
Si può legare il reddito di cittadinanza ai genitori che fanno frequentare la scuola ai loro figli, non è certo la multa attuale da 30 euro che può convincerli a farlo.
Senza una riforma, della scuola inserendo il sistema duale tedesco ed estendendo semplicemente l’obbligo d’istruzione a 18 anni, temo che si estenderà anche il fenomeno dell’abbandono scolastico. Spero di non essere facile profeta.
Se poi si pensa che nella nuova società non ci saranno più lavori (e non lavori nuovi come io penso),allora la scuola diventa un mero parcheggio, le competenze sono inutili e si può anche estendere l’obbligo a 23 anni, comprendendo anche l’università, tanto non c’è altro da fare per i giovani.
Eugenio Tipaldi
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