Il rinnovo del contratto scuola sarà una buona occasione per mettere riparo all’incertezza normativa che, a causa di una destrutturazione permanente del contratto collettivo nazionale del personale scolastico avvenuto in questi ultimi anni, affligge pesantemente le scuole, avendone causato tra l’altro un aumento esponenziale del contenzioso tra lavoratori e Amministrazione.
Il rinnovo del contratto oltre a restituire certezza e chiarezza normativa, deve essere anche l’occasione, attraverso il rinnovo contrattuale della parte economica, di rilanciare la professione docente, restituendo dignità professionale agli insegnanti.
Una delle priorità di questo rinnovo contrattuale è quella di risolvere la situazione di gravissimo inadempimento dello Stato italiano rispetto alla normativa europea in materia di precariato nella scuola. Ricordiamo a tale proposito che l’Italia infrange pesantemente la direttiva europea 1999/70, prevedendo norme contrattuali più svantaggiose, sia a livello giuridico che a livello economico, al personale precario rispetto a quello assunto a tempo indeterminato.
Attualmente nel contratto scuola abbiamo una forma di apartheid normativo tra docenti di ruolo e docenti precari. Maggiormente tutelati sono i docenti di ruolo, che ad esempio con gli artt. 15 e 17 del CCNL scuola, hanno l’opportunità di fruire di alcuni permessi retribuiti ed avere delle giuste tutele per le assenze dovute a malattia; meno tutele giuridiche sono concesse, nello stesso contratto e per gli stessi motivi, al personale precario. Questa forma discriminatoria tra personale scolastico di ruolo e precario, si evince leggendo attentamente l’art. 19 del CCNL scuola, che regolamenta le ferie, i permessi e le assenze del personale assunto a tempo determinato, da cui si notano tutte le disparità contrattuali suddette. Tutto ciò contrasta con la clausola 4 della direttiva europea 1999/70, dove è scritto chiaramente che i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato, a meno che non sussistano ragioni oggettive.
Con il rinnovo del contratto scuola questa discriminazione dovrà essere superata, specificando anche che il servizio svolto da un docente precario ha lo stesso valore in termini giuridici ed economici del servizio svolto dal docente di ruolo.
Un altro punto fondamentale da chiarire nel prossimo contratto sarà anche quello di capire come funzioneranno le relazioni sindacali, bisognerà vedere se esisterà ancora la contrattazione integrativa d’istituto, con il contestuale rinnovo delle RSU, o se invece questo sistema verrà superato con un altro modo di gestire ed amministrare le singole scuole.
Inoltre si dovrà stabilire quante risorse economiche sono disponibili per il rilancio della professione docente.
Su questo ultimo punto il ministro Giannini compirebbe un errore politico se non si confrontasse con i sindacati e se cercasse di forzare la mano sull’annullamento degli scatti di anzianità a favore di un sistema in cui solo alcuni insegnanti verrebbero premiati con aumenti stipendiali, mentre altri “non meritevoli” rimarrebbero sottopagati.
Questo sistema della retribuzione legata al merito non è chiara e non convince i sindacati. Servirebbe uno sforzo comunicativo da parte del ministro Giannini, che dovrebbe spiegare ai sindacati e a tutti i docenti italiani, quali saranno i parametri e i criteri per individuare gli insegnanti meritevoli di ricevere uno status giuridico di tutto rispetto e uno stipendio adeguato al ruolo docente. Per adesso da viale Trastevere tutto tace.
Le perplessità di una buona riuscita del rinnovo contrattuale, che è il frutto non tanto di un corretto e doveroso confronto con i sindacati ma piuttosto di una vera e propria imposizione unilaterale del Ministro dell’Istruzione, sono molte e sono anche molto concrete.
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