I dati sulle rilevazioni condotte dall’Invalsi, resi noti proprio nella giornata del 6 luglio fanno discutere anche le stesse organizzazioni sindacali.
Secondo la Flc-Cgil, il sindacato di Francesco Sinopoli, “dalla lettura del Rapporto restano confermate le nostre perplessità sulla definizione di dispersione implicita, cioè quel sistema di certificazione delle conoscenze che mette in discussione la valutazione individuale degli alunni di cui sono responsabili soltanto i docenti del consiglio di classe e del collegio docenti”.
“La FLC CGIL – si legge nel comunicato – rifiuta l’idea che l’Invalsi certifichi le competenze dei singoli alunni, perché non rientra nelle sue competenze e soprattutto invade il campo della valutazione dei docenti, attività didattica molto più complessa di una semplice rilevazione estemporanea, generando confusione fra genitori e non addetti ai lavori. Peraltro la stessa idea che un ritardo negli apprendimenti sia equiparabile alla dispersione vera ha già fatto un grande danno nella distribuzione delle risorse del PNRR”.
Al contrario, secondo Sinopoli, la politica dovrebbe interrogarsi “sulle differenze territoriali che mettono in discussione l’esigibilità e l’unitarietà del diritto allo studio sul territorio nazionale” partendo anche dalla modalità di gestione delle risorse. A parere della Flc “continua oggi a prevalere l’idea di associare alla diminuzione degli alunni una razionalizzazione del personale, quando in tempi difficili servono politiche espansive, serve poter aumentare il tempo scuola attraverso un aumento degli organici”.
Al tema degli squilibri fra le diverse aree territoriali si richiama anche Cisl Scuola sottolineando che ridurre i divari è “una priorità su cui occorre un’azione convergente della scuola e di tutti i soggetti, a partire dalle autonomie locali, che ne devono sostenere attivamente l’impegno, impossibile da reggere nella condizione di isolamento in cui troppo spesso le istituzioni scolastiche si trovano ad agire”.
Secondo il sindacato di Ivana Barbacci “è indispensabile operare in un’ottica di sistema” intervenendo quindi in modo organico e cioè “con politiche di respiro più ampio, non circoscritte al solo ambito dell’istruzione”.
“Se questo non avviene – aggiunge Cisl Scuola – rischia di essere compromessa anche l’efficacia delle risorse assegnate alle scuole, che non bastano da sole (se ne ragiona proprio in questi giorni) a garantire il successo delle azioni di contrasto alla dispersione scolastica”.
“Ecco perché – conclude Barbacci – è importante che la discussione, a partire dai dati rilevati dall’Invalsi, si concentri su questi aspetti senza attardarsi nelle consuete e oziose polemiche sul ruolo dell’istituto, al quale casomai andrebbero garantite condizioni di piena operatività, assicurando per esempio una maggiore stabilità di lavoro ai suoi operatori, come stanno richiedendo unitariamente in questi giorni i sindacati del settore ricerca”.
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