Ma è pure un Paese senza alcuna prospettiva di rilancio sia nel panorama europeo che in quello mondiale. L’Italia è un Paese che investe appena il 4,7% del proprio PIL per la scuola, l’università e la ricerca contro una media Ocse del 5,8%. Il Rapporto Ocse sull’Educazione 2012 fotografa un’Italia che investe poco sull’istruzione ma che si colloca tra i primi Paese europei, fatta eccezione della Gran Bretagna, per la riscossione delle tasse universitarie. Il nostro è quindi uno Stato che spende poco per i servizi scolastici ma incassa molto dalle tasse universitarie.
Il sostegno economico dello Stato italiano, anche in termini di esenzione fiscale, a chi vuole studiare è veramente scarso e registriamo che solamente otto studenti su 100 godono di qualche parziale beneficio economico. Bisogna assolutamente rimuovere tutte quelle barriere sociali, per garantire il diritto allo studio a tutti, non tanto perché questo è un obbligo costituzionale, ma soprattutto per salvaguardare quel grande patrimonio, rappresentato da alcuni giovani talenti.
Se vogliamo veramente risollevare le sorti di questa Nazione, bisogna puntare su una istruzione di alta qualità, investendo molte risorse economiche, proprio a tutela di quei giovani talenti, che a volte sono socialmente deboli, ma tuttavia costituiscono un patrimonio da proteggere, consolidare e indirizzare, in modo che possano essere utilizzati come una risorsa necessaria per la crescita e lo sviluppo del Paese. Mentre si allarga in modo preoccupante e francamente indecoroso lo scandalo della gestione dei rimborsi elettorali di alcune Regioni e ci indigniamo su come vengono sperperati anche con modalità volgari i soldi pubblici, la scuola chiede, attraverso i sindacati, associazioni professionali, associazioni degli studenti e comitati dei genitori, che i soldi così sgradevolmente sprecati, vengano spesi per l’istruzione e la formazione dei giovani.
È un dovere morale combattere la corruzione e lo spreco di denaro pubblico, ma è ancora di più un dovere etico recuperare i nostri soldi pubblici, per investire su un bene prezioso per tutti come la scuola pubblica.
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