È di alcuni giorni fa la riflessione, sferzante, del maestro Riccardo Muti che rimproverava alla scuola italiana di limitare l’avviamento alla cultura musicale a uno studio elementare del flauto alle medie, ignorando i grandi autori classici italiani come Verdi o Rossini.
Bizzarra coincidenza, proprio in questi giorni IlSole24Ore dà notizia che è stato ricostituito il “Comitato nazionale musica e cultura” per introdurre lo studio della musica nelle scuole di ogni ordine e grado. L’idea nasce dal convegno ‘Memorie di Futuro’, svoltosi a Fiesole lo scorso 19 ottobre. In quella occasione, la proposta di fare rinascere il Comitato, già operativo in Italia negli anni Settanta, è stata approvata all’unanimità.
Si tratta di un organismo il cui scopo principale sarà quello – come riportato dal sito scuolamusicalefiesole.it – di creare una massa critica per riproporre all’attuale governo il progetto “La via della musica”, già presentato durante il Governo Draghi. Il progetto aspira a una decisa riprogettazione dell’educazione musicale in Italia, riformandola in un percorso formativo articolato e sistematico, che porti la musica a divenire materia curriculare in tutte le scuole di ogni ordine e grado. In questa prima fase sarebbe, però, già un successo se l’educazione musicale si introducesse a livello curriculare dal primo anno di scuola dell’infanzia all’ultimo della primaria. Come sottolineato durante i lavori del convegno, ciò servirebbe per prevenire e combattere concretamente ed efficacemente i danni prodotti sui giovanissimi e gli adolescenti dalla povertà educativa, dalla crescente incapacità di ascolto reciproco e dalla progressiva perdita dell’empatia.
Ricordiamo che, comunque, un organismo del genere esiste già al Ministero dell’Istruzione e del Merito e si chiama ‘Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti’. Certo, il suo scopo non è quello di favorire l’introduzione dell’educazione musicale come disciplina curriculare in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Intende, piuttosto, come si legge sul sito del MIM, definire contenuti culturali e didattici, requisiti professionali e delle organizzazioni, per realizzare percorsi formativi incentrati sullo sviluppo della pratica musicale a scuola e per valorizzare la sua dimensione estetica e storica. Ha, dunque, compiti di supporto, consulenza, progettazione, coordinamento, monitoraggio e proposta nei confronti dell’Amministrazione centrale.
I benefici dell’educazione musicale sono ben noti: la musica, infatti, sviluppa abilità di tipo corporeo, motorio e percettivo che permettono al bambino e allo studente di avere maggiore consapevolezza delle proprie capacità sensoriali, motorie, affettive e relazionali. Consapevolezza che porta allo sviluppo delle competenze necessarie a saper gestire la propria sicurezza interiore, a saper ascoltare ed interpretare l’altro, accettare le diversità, saper affrontare in modo critico e costruttivo il lavoro cooperativo, imparare a utilizzare in modo attivo i diversi linguaggi dell’arte, quindi, non soltanto quello musicale. Questo e tanto altro ancora. Ma un sano realismo ci induce a pensare che il neo rinato ‘Comitato nazionale musica e cultura’ avrà un gran daffare per convincere questo Governo, e gli altri che gli succederanno, a investire così tanto nella musica da farla diventare materia curriculare in tutte le scuole italiane.