Ancora pochi giorni e il 1° settembre sarà la fine del servizio per 10.860 docenti, che hanno manifestato all’amministrazione scolastica di trovarsi nelle nuove condizioni di legge per il pensionamento. Il numero dei nuovi pensionati della scuola risulta fortemente ridotto, praticamente dimezzato, a causa delle nuove e pesanti regole della riforma Fornero.
Nessuno ad esempio si sente di invidiare il drappello (secondo l’Inps circa 9 mila) dei “Q. 96”, relativa al personale della scuola in possesso dei vecchi requisiti per la pensione alla data del 31/8/12 e non del 31/12/11, la cui posizione è stata completamente ignorata dalla riforma pensionistica voluta dall’UE. È ora in corso di valutazione, da parte del governo, il numero preciso dei docenti interessati e la corrispondente copertura finanziaria, vero e sostanziale snodo della lunga vicenda.
Non esiste alcuna invidia per le migliaia di “esodati”, che si son visti in breve arco di tempo beffati da una riforma che non li ha presi in considerazione nonostante fossero già (secondo accordi e contratti) alla soglia del pensionamento. Senza lavoro, impossibilitati a rientravi e soprattutto senza pensione per il fatto di non avere il requisito dell’età pensionistica imposto dalla dura legge della Fornero.
C’è chi invece ha raggiunto il traguardo della quiescenza e si sente accompagnato e spinto dagli auguri sinceri dei colleghi, come un vento di favorevole invidia che gonfia la nuova e libera navigazione degli ultimi decenni della propria esistenza. L’ultimo cedolino di impiegato del MIUR gli dice che il suo contratto scade il 31/8/2013 e vi trova caricata anche la tredicesima mensilità; ha trovato nella buca delle lettere il decreto del CSA che gli comunica l’entità degli anni, mesi e giorni di servizio ai fini della liquidazione; ha controllato all’Inps ex INPDAP che la pratica del suo pensionamento è in corso di elaborazione; aspetta fiducioso il 16 di settembre per avere la conferma che una cosa era lo stipendio mentre molto meno è la pensione nonostante 35, 40 anni e più di tempo e vita speso per lo Stato e i suoi cittadini.
C’è infine chi, andando in pensione, aspetta invano una lettera di auguri e ringraziamenti personalizzati da parte del Miur o dalla Direzione Regionale o dal CSA o dal D.S… Ma invano. Per fortuna che nel mese di Giugno un gruppo di colleghi avevano fatto una festicciola con dolci preparati in casa e qualche regaluccio, così tanto per un pensierino…
Almeno quel giorno qualcuno si era ricordato di dire o scrivere una semplice parola, mentre le lacrime bussavano agli occhi: GRAZIE, prof.
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