Vorrei ringraziare il comitato di valutazione della mia scuola per non avermi inserito nella lista dei “meritevoli”. Non è sarcasmo, ma un ringraziamento sincero. Ciò mi ha evitato infatti l’incombenza e il gravoso problema di trovare il modo di rifiutare la mancia che il governo ha elargito sotto forma di bonus, mostrandosi tuttora inadempiente nei confronti di una categoria che aspetta da anni il rinnovo di un contratto bloccato illegalmente.
Il comitato ha stabilito i criteri, poi li ha “interpretati” ed ha deciso di assegnare il bonus secondo i parametri che ciascuno dei componenti ha ritenuto più opportuni. Se la scuola è diventata un’azienda, come mi ha sottolineato una collega, lo dobbiamo anche alla nostra miopia, alla mancanza di coesione e di condivisione di una classe docente che ha spesso agito per compartimenti stagni, troppa attenta a coltivare il proprio orticello.
Il merito me lo sono guadagnato sul campo, svolgendo il mio lavoro con dedizione e con passione e questo mi basta. Ai meritevoli faccio tanti auguri, anche a quelli che hanno sottoscritto referendum, petizioni, dichiarazioni di indisponibilità e quant’altro e, che a conti fatti, hanno abdicato al ruolo di difensori della scuola pubblica a favore di una scuola proiettata verso la forma più becera di clientelismo.