Nel prossimo fine settimana in molte scuole d’Italia genitori, studenti, docenti e Ata voteranno per rinnovare i consigli di istituto.
Come accade sempre più spesso assisteremo ad uno stanco rito, con una partecipazione al voto da parte dei genitori spesso inferiore al 5% e con liste di candidati messe insieme grazie alle sollecitazioni dello stesso dirigente scolastico.
Nati quasi mezzo secolo fa, i consigli di istituto sono gli organi di governo della scuola ma – con il passare degli anni – hanno perso molta della loro funzione di promozione della partecipazione delle famiglie al governo e alla gestione delle istituzioni scolastiche.
Le norme che ne regolano il funzionamento sono le stesse del 1974 e non sono state aggiornate neppure con l’entrata in vigore della legge sulla autonomia delle istituzioni scolastiche.
Per la verità un decreto legislativo del 1999 ne prevedeva la riforma e dalla fine degli anni novanta si sono succeduti numerosi tentativi di riscrittura delle regole di funzionamento degli organi collegiali, tutti miseramente falliti nonostante che sia ormai sotto gli occhi di tutti che tali organi hanno progressivamente perso gran parte delle loro funzioni.
Sei mesi fa il Governo ha presentato una legge delega che autorizza l’adozione di un decreto legislativo per la revisione della composizione e delle funzioni degli organi collegiali della scuola, ma già da subito i sindacati hanno preso le distanze criticando la decisione di usare una legge delega e non una legge ordinaria.
Resta il fatto che, finora, nessuna maggioranza di Governo è mai riuscita a mettere mano al problema e c’è da avere più di un dubbio sul fatto che si riesca ad intervenire sulla questione in tempi brevi.
Ed è molto probabile che si dovrà attendere persino la prossima legislatura.
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