Negli ultimi anni chi lavora nella scuola Italiana, ascolta con trepidazione, anche un po’ speranzoso gli echi del probabile rinnovo contrattuale.
Era il 2007 l’anno in cui avvenne il rinnovo del contratto per il quadriennio normativo 2006-2009 e biennio economico 2006-2007.
Torna utile ricordare che l’inflazione è cresciuta negli ultimi anni al 7%.
Per non farci mancare nulla, prendiamo atto di una serie di statistiche che ci vedono agli ultimi posti tra i paesi Europei per il guadagno netto del personale scolastico.
Il riferimento va dall’amministrativo al tecnico, all’ausiliario, ai docenti.
Per i dirigenti scolastici potrebbe risolversi semplicemente equiparandoli ai livelli di dirigenza del settore pubblico.
Il leitmotiv che ci tocca ascoltare è che “i fondi non ci sono” e i docenti si dovranno accontentare nel 2018 di 85 euro di aumento medio… lordo.
“Signori scusate se è poco ma con la crisi che sta attraversando in questi anni il Paese”!
Per evitare eventuali strumentalizzazioni da parte di chi ha in questi decenni, ha contribuito alla crisi, preferisco essere propositivo e non commentare determinate affermazioni, o buttarla in politica anche sindacale.
La mia proposta è la seguente: mettiamo insieme tutte le risorse già disponibili quindi: il Mof, il fondo per la valorizzazione docenti ed ancora il bonus docenti.
Alla somma complessiva che si raggiunge sommando le voci di sopra, si aggiungono gli arcinoti euro 85. La cifra totale andrà poi suddivisa in quota parte per tipologia di dipendente.
A mio modo di vedere un rinnovo contrattuale, innovativo che punta a eliminare contrasti, a volte sprechi, può sicuramente aiutare ad aumentare la professionalità dei lavoratori della scuola.
Quindi puntare nella direzione di un aumento congruo a chi naturalmente apporta una valorizzazione dell’attività svolta.
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