Anche i docenti della Lettonia riescono ad ottenere il rinnovo del contratto di lavoro, con 100 euro medi di aumento. L’accordo tra il sindacato dei lavoratori dell’Istruzione e della Ricerca della Lettonia (Lizda) e il Governo lettone – annunciato da quest’ultimo – è arrivato alla vigilia dello sciopero ad oltranza proclamato dallo stesso sindacato per il 19 settembre al quale avevano aderito oltre 23.000 lavoratori dell’istruzione. Dopo la notizia del rinnovo contrattuale, però, lo sciopero è stato revocato.
Oltre all’accordo salariale, che costerà allo Stato 60,2 milioni di euro, le due parti hanno raggiunto un’intesa anche per il ribilanciamento dei carichi di lavoro degli insegnanti.
L’accordo prevede che dal settembre del prossimo anno, la settimana lavorativa degli insegnanti sia di 36 ore con una ratio del 65% di lavoro in orario scolastico e del 35% in orario extra scolastico. Il salario mensile minimo, a sua volta, è stato innalzato a 1.080 euro medi.
Il nuovo contratto dei docenti lettoni riguarda anche gli insegnanti delle classi prescolari, i cui salari avranno, da gennaio 2023, un aumento di 100 euro mensili raggiungendo quota 1.070 euro. Dal settembre del prossimo anno, il carico di lavoro degli insegnanti delle classi prescolari sarà di 36 ore a scuola e di 6 ore in orario extra scolastico.
In Italia, intanto, l’accordo per il rinnovo contrattuale rimane lontano. I sindacati, infatti, hanno deciso di non assecondare l’offerta dell’Aran per il periodo 2019/2021, pari a 60-70 euro netti al mese, che corrispondono a circa 107 euro lordi mensili: ai sindacati, infatti, interessa avere garanzie per il Ccnl 2022/24. E l’unico modo per fare leva sull’amministrazione pubblica è “tenere duro” sul contratto precedente. Anche se l’ultimo è scaduto dalla fine del 2018.
La trattativa, al momento, appare quindi bloccata: se ne riparlerà con il Governo che scaturirà dalle elezioni politiche del 25 settembre.
Nel frattempo, l’anticipo del rapporto Eurydice ha confermato che ai nostri insegnanti viene corrisposto un importo annuale medio pari ad 8.000 euro in meno rispetto ai colleghi europei. E dopo un servizio di quindici anni il gap arriva ad 11.000 euro. Il top della discrepanza lo toccano i maestri della scuola primaria.
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