Contratti

Rinnovo contratto scuola 2022-24, servono due presupposti fondamentali. Il punto dell’esperto

Fra poco più di due mesi si dovrebbe già pensare al CCNL scuola 2025-2027, ma ancora non si è aperta la contrattazione per il contratto 2022-2024. Come giustifica questo continuo ritardo della stipula dei contratti collettivi nazionali della scuola? A rispondere, nel corso della diretta della Tecnica risponde live di mercoledì 23 ottobre 2024, Gianluigi Dotti dell’esecutivo della Gilda degli Insegnanti:

“Partirei con un’indicazione proprio da insegnante, un’assenza ingiustificata, io la chiamerei così se fossimo in classe, quella dei governi di questi ultimi anni rispetto al contratto, un’assenza ingiustificata perché in effetti non è l’unico governo questo in ritardo, noi stiamo appunto discutendo di un rinnovo contrattuale che non è ancora partito ma che è già al termine del triennio quindi stiamo in una situazione di sofferenza dal punto di vista economico tanto per incominciare, naturalmente questo governo non è il primo, gli anni peggiori li abbiamo avuti dal 2009 al 2018 in cui ci fu addirittura un triplo triennio nel quale abbiamo saltato il contratto, è evidente che è un’assenza appunto ingiustificata”.

“In questi ultimi tre anni, dal 2022 al 2024, noi abbiamo avuto un’inflazione che si è attestata tra il 15 e il 16%, quindi il potere di acquisto dei salari degli insegnanti che sono già tra i più bassi della pubblica amministrazione, hanno perso ulteriore potere d’acquisto”.

“La perdita del potere d’acquisto non è stata compensata né dal contratto precedente, quello del 19-21 e neppure da quella che è stata quella quell’anticipazione che è stata fatta dell’indennità di vacanza contrattuale moltiplicata per sei della fine dell’anno scorso. Quindi partiamo da questo elemento che si innesta su una situazione già di per sé problematica, gli insegnanti sono meno pagati della pubblica amministrazione a parità di titoli naturalmente e anche il sistema di rinnovo dei contratti che si è assunto in queste ultime tornate contrattuali ha peggiorato la situazione stipendiale degli insegnanti perché si è andati nella pubblica amministrazione a un rinnovo dei contratti su base percentuale, ma è evidente che se la base di partenza è 100 e l’aumento appunto contrattuale si fa in percentuale base di partenza degli insegnanti che è inferiore rispetto a degli altri dipendenti della pubblica amministrazione, il rinnovo del contratto non solo non andrà a sanare questa differenza ma amplierà la forbice”.

“Quindi saremo sempre peggiori pagati rispetto alla pubblica amministrazione, per questo che si rivendica in questa tornata contrattuale non un rinnovo percentuale ma una percentuale maggiore per la scuola, per gli insegnanti e per andare a coprire questa differenza che si è creata n nel corso degli ultimi anni”.

“Teniamo conto che appunto la base di partenza è anche un investimento inferiore rispetto al resto dei paesi Ocse, qui le cifre possono variare, dipende da cosa si tiene in considerazione però sicuramente siamo intorno all’ 1% e più in Italia inferiore rispetto al resto della media Ocse rispetto al PIL. Quindi un investimento, non una spesa, attenzione al termine che usiamo, investimento nell’istruzione che penalizza la scuola italiana”.

“Questa è una parte del problema, l’aspetto economico. Poi c’è tutto l’altro aspetto che è l’aspetto invece normativo. Qual è la prospettiva? Si pensava si dovesse partire a giugno con il rinnovo del contratto, in modo da chiudere entro la fine dell’anno e quindi a iniziare poi quello successivo che inizierebbe dall’anno prossimo, in realtà siamo ancora in attesa dell’atto di indirizzo del governo. Voi sapete che per rinnovare il contratto sono necessari due presupposti fondamentali, uno i soldi, quindi lo stanziamento, due l’atto di indirizzo del governo, bene in questo momento noi siamo nella situazione di non avere né l’uno né l’altro perché dobbiamo aspettare la finanziaria. Sono stati annunciati circa 10 miliardi, spero però fino a che non li vedrò sulla Gazzetta Ufficiale questi soldi non ci credo”.

Daniele Di Frangia

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