Politica scolastica

Rinnovo contratto scuola, docenti compatti: 6 su 10 vorrebbero meno carico di lavoro – Esiti INDAGINE

Il 61,9% dei docenti chiede meno carichi di lavoro e minori incombenze burocratiche e l’aumento dello stipendio per adeguarlo al caro affitti e e all’inflazione è una richiesta incessante della categoria. Il 44,9% degli Ata, invece, spinge per forme di middle management scuola: è quanto emerge da un’ampia indagine della rivista specializzata La Tecnica della Scuola, al quale hanno partecipato oltre mille lettori di cui più del 90% docenti.

La firma della parte normativa del contratto scuola 2019/2021 è arrivata oggi, 14 luglio, dopo più di due giorni di trattative tra Aran e parti sindacali, tra proteste, soprattutto da parte di Ata e Dsga, e polemiche, come quella sollevata dalla segretaria generale della Cisl Scuola Ivana Barbacci.

I risultati dell’indagine

All’indagine hanno partecipato 1.015 persone, di cui il 91,1% docenti, 6,1% Ata e 2,8% altri.

Docenti richiedono meno incombenze e diritti ai precari

La risposta dei docenti è stata praticamente unanime: il 61,9% dei partecipanti all’indagine ha affermato di volere “meno carichi di lavoro e minori incombenze burocratiche”; il 24,8% dichiara di volere “minore potere ai dirigenti scolastici che secondo alcuni oggi sanzionano e prendono provvedimenti disciplinari con eccessiva frequenza”; il 24,4% “minori responsabilità legate alla vigilanza sugli alunni”; il 22,5% “introduzione di nuove figure professionali che permettano di realizzare, anche nella scuola, forme di carriera con stipendi maggiorati” e solo il 17,6% “indennità di lavoro legate a funzioni particolarmente impegnative: alunni difficili, alta dispersione, servizi presso isole e zone montane, ecc.”;

Docenti alquanto compatti soprattutto sul fronte retribuzione e aumento stipendi: in molti chiedono “aumento stipendi”,”retribuzioni adeguate al caro vita”, “stipendio adeguato”, “stipendi con aumenti che non sembrino elemosina”, “stipendi equiparati a quelli di laureati magistrali e non diplomati”, “riconoscimento economico delle tante ore di lavoro sommerso con relativa registrazione delle ore svolte per far capire che le 18 ore di servizio sono solo la punta dell’iceberg”, “non è questa la sede per avere più soldi, a parte qualche spicciolo, ma nel prossimo contratto ci vogliono almeno 200 euro netti di aumento di stipendio. L’inflazione gigantesca ci ha precipitato nella povertà”. Ecco altre istanze avanzate dalla categoria:

“Poter andare prima in pensione”;

“Riconoscimento dei diritti dei precari”;

“Parità totale di trattamento per i docenti precari rispetto a chi è di ruolo”;

“Attivazione di un bonus relativo alla lontananza per affitti e costi di trasporto (trasferta) visto i costi elevatissimi per i fuori-sede”;

“Maggiore responsabilizzazione di docenti e collaboratori in ordine al concreto raggiungimento dei risultati; minore ruolo degli organi collegiali; nessun aumento salariale se non collegato a migliori standard di servizio”;

“Libertà di formazione e pagamento delle ore di formazione obbligatoria”

“Meno incombenze burocratiche, maggiori riconoscimenti economici per eventuali incarichi (es. Coordinatore di classe)”.

Ata spingono verso forme di middle management a scuola

Gli Ata, invece, sono più interessati al versante “nuove forme di carriera nella scuola”: il 44,9% dei partecipanti Ata la indica come questione da approvare nel contratto. Il 35,5% dichiara di volere “minore potere ai dirigenti scolastici che secondo alcuni oggi sanzionano e prendono provvedimenti disciplinari con eccessiva frequenza”; il 30,8% sostiene di volere “meno carichi di lavoro e minori incombenze burocratiche”. Solo l’11,2% indica una preferenza verso la questione “Indennità di lavoro legate a funzioni particolari: alunni difficili, alta dispersione, servizi presso isole e zone montane” e l’8,4% verso “minori responsabilità legate alla vigilanza sugli alunni”.

Anche gli Ata credono che si dovrebbe intervenire sugli stipendi: molti hanno indicato “aumento stipendiale”, “stipendi equiparati a quelli di un laureato magistrale che supera un concorso e non un diplomato”, “aumenti adeguati all’inflazione” e “stipendi più alti ed eliminare i bonus come questioni da trattare nella cornice contrattuale”. Ecco altre istanze avanzate dalla categoria:

“Scatti di anzianità ogni 2/3 anni anzichè 7, livello 6 per assistenti amministrativi, TFR pagato subito per intero per i pensionati senza attendere 2/3 anni”;

“Non legare più il numero dei collaboratori scolastici in base al numero di alunni, ma in base alle esigenze di ogni singola istituzione scolastica, e non abbandonare le aree montane perché anch’esse meritano rispetto cosa che così non è al giorno d’oggi”;

“Ripristino della funzione degli organi collegiali”;

“Creazione di una middle management”;

“Ripristino della posizione ‘c’ come gli enti locali”.

“La scuola italiana è carente in qualità”

Coloro che non sono docenti o Ata, il 38%, spingono verso l’approvazione di “meno carichi di lavoro e minori incombenze burocratiche”; il 32,6% spinge verso l'”introduzione di nuove figure professionali che permettano di realizzare, anche nella scuola, forme di carriera con stipendi maggiorati”; il 25% verso un “minore potere ai dirigenti scolastici”; il 23,9% verso “indennità di lavoro legate a funzioni particolarmente impegnative: alunni difficili, alta dispersione, servizi presso isole e zone montane, ecc.”. Solo il 13% sceglie “minori responsabilità legate alla vigilanza sugli alunni”.

Ecco altre richieste emerse dall’indagine:

“Pari diritti – malattia, permessi, carta docente, carriera – ai precari”;

“Piu’ ampi ed articolati spazi di azione per i DS”;

“Riduzione del numero di alunni per classe”;

“Maggiore responsabilizzazione di dicenti e ata in ordine ai servizi offerti dalla scuola, verifica dei risultati e della qualità; maggiore responsabilità dei singolo, a scapito di organi collegiali e rappresentanti dei genitori e studenti; nessun miglioramento economico senza un preciso standard di risultati necessari e adeguati agli obiettivi scolastici. Oggi la scuola italiana è carente in qualità”.

Precisiamo che l’indagine è stata realizzata dalla testata giornalistica “La Tecnica della Scuola” nel periodo che va dall’11 al 14 luglio 2023. Hanno partecipato 1.015 soggetti. Il sondaggio non ha carattere di scientificità: i risultati derivano da conteggi automatici.

La Tecnica della Scuola non si assume alcune responsabilità per utilizzi impropri o parziali dell’esito dell’indagine effettuata.

Laura Bombaci

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