La solita mancetta d’aumento e nessuna tutela per la salute per i docenti: è severo il giudizio del dottor Vittorio Lodolo D’Oria, medico specialista esperto in malattie professionali degli insegnanti, sull’accordo raggiunto dai sindacati, tranne la Uil Scuola Rua, sul rinnovo del Contratto nazionale di Istruzione, Università e Ricerca 2019/21. In un contributo pubblicato su Lab Parlamento, sostiene che “la prevenzione dello Stress Lavoro Correlatoe del burnout, presente nell’art. 22 del precedente contratto, scompare per incanto. Tutto ciò nonostante il dettato del Testo Unico (art. 28 DL 81/08) contenga misure di prevenzione e controllo per le helping profession anche in base alle variabili genere ed età che, nel corpo docente, sono rispettivamente 83% femminile ed età media di 50,4 anni”.
Lodolo D’Oraia aggiunge che “suona pertanto come una beffa l’art. 22 della nuova bozza che introduce misure al fine di tutelare il benessere psicofisico dei lavoratori transgender … e di creare loro un’identità alias (sempre che non si tratti del solito espediente ideologico per offrire le stesse prebende agli studenti)”.
Secondo il medico esperto di burnout, “un altro elemento fortemente deludente è la mancata occasione per effettuare studi epidemiologici comparativi al fine di valutare le malattie professionali degli insegnanti: dal 1° giugno, infatti, la competenza degli accertamenti medici collegiali sulle inidoneità/inabilità lavorative per causa di salute, sono passate, dopo vent’anni, dalle CMV del MEF (giugno 2004-2023) all’INPS. I dicasteri del MEF (Ufficio III) e del MIUR (oggi MIM) non hanno mai ritenuto di dover effettuare studi su scala nazionale nonostante i risultati su scala provinciale (Milano, Torino, Verona) indicassero che, tra i docenti, le diagnosi psichiatriche erano la stragrande maggioranza e in vertiginoso aumento”.
Quindi, Lodolo D’Oria si rammarica perché nel Ccnl 2019/21 non è stato “posto rimedio alla discriminazione tra lavoratori, inopinatamente decretata dall’art. 3 del DPR 171/11, che stabilisce la fruizione dell’accertamento medico solo per i dipendenti che hanno superato il periodo di prova. Questa palese ingiustizia, perpetuatasi per 12 anni, e chissà per quanto ancora, non sembra riguardare/turbare minimamente – al pari della salute professionale dei docenti – le Parti Sociali”.
E ancora: “Di pari passo risulta illogico e intollerabile l’accentramento nella sola sede di Roma delle Commissioni Mediche Militari di II Istanza volute dal ministro Giannini nell’aprile 2014: a quanto pare a nessuno interessa il problema dell’accessibilità e dei costi che i lavoratori, per giunta in precarie e gravi condizioni di salute, devono affrontare per accedere da tutta Italia al Collegio Medico Ospedaliero di Roma”.
“Altro problema irrisolto rimane il fatto che il governo Monti stabilì nel 2011 “l’integrazione della Commissione Medica di Verifica del MEF con un componente (non medico) dell’USR” nonostante il datore di lavoro debba rimanere all’oscuro della diagnosi della patologia che affligge il dipendente”.
“La scuola infine, al contrario della famiglia con 535 figlicidi negli ultimi vent’anni come racconta una recente indagine, è un luogo sicuro ma appare perseguitata da centinaia di procedimenti penali avviati dall’Autorità Giudiziaria (A.G.) con audiovideo- intercettazioni e telecamere nascoste”: per il medico, invece, bisogna “restituire serenità alle maestre della Scuola dell’Infanzia e della Primaria, senza farle sentire additate, inadeguate e, ingiustamente, sotto osservazione. Che si sappia sempre e dappertutto: non vi è luogo più sicuro della scuola per un minore”.
Il problema, continua Lodolo D’Oria, è che “sono tutti capaci di parlare di burnout e Stress Lavoro Correlato perché si tratta di sindromi non riconosciute come patologie vere e proprie ma sono ritenute semplici e insignificanti “condizioni” che non richiedono alcun intervento urgente. La realtà invece è ben altra, poiché l’80% delle diagnosi poste ai docenti nei Collegi Medici per l’inidoneità al lavoro è psichiatrica. E che i suddetti numeri non siano casuali lo testimonia il fatto che questa professione, psicofisicamente usurante nonostante i falsi stereotipi che la gravano, è stata colpita nel giro di vent’anni da quattro riforme previdenziali “al buio”, cioè senza alcuna valutazione antecedente della salute professionale della categoria, passando da un estremo (baby-pensioni) all’altro (67 anni con la riforma Monti-Fornero)”.
Lodolo D’Oria dice anche che col nuovo ministro, Giuseppe Valditara, ha “personalmente sperato in una inversione di tendenza poiché nel 2011 aveva presentato un’interrogazione parlamentare sulla tutela della salute professionale dei docenti dall’usura psicofisica. Ogni singola parola di quel documento, seppure siano trascorsi dodici anni, è ancora valida e chiede con estrema urgenza di essere applicata. Avrà Valditara la pazienza e l’accortezza di rileggere il documento per darvi attuazione?”.
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