Siamo arrivati a fine novembre 2021 è il rinnovo del contratto 2019-2021 stenta a vedere la luce. Fra poco più di un mese sarà già scaduto un contratto che non ha ancora visto la sua nascita e si dovrebbe già ragionare del rinnovo del contratto 2022-2024.
Esiste una sentenza della Corte Costituzionale, la n.178/2015, che inequivocabilmente ha dichiarato illegittimo il blocco dei contratti nelle pubbliche amministrazioni, anche se l’effetto non è stato retroattivo. In seguito alla suddetta sentenza della Corte Costituzionale, il Giudice del tribunale ordinario di Roma, terza sezione del lavoro, visto il ricorso della FLC CGIL contro la Presidenza del Consiglio e contro l’ARAN, ordinava alle parti convenute, con sentenza n.7552/2015 pubbl. il 16/09/2015, di dare avvio, senza ritardo e per quanto di loro competenza, al procedimento di contrattazione collettiva per i comparti della scuola, dell’università, della ricerca, dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e delle relative aree dirigenziali.
Dopo un blocco contrattuale durato per 9 anni, dal 2009 al 2018, proprio per l’intervento delle sentenze suddette, si è arrivati con un ritardo “colpevole” dei Governi e dell’ARAN ha un rinnovo contrattuale, quello 2016-2018, che ha abolito gli arretrati dal 2009 al 2016 ed ha introdotto, con una serie di trucchi contabili, un elemento perequativo per garantire a tutto il personale scolastico di avere un rinnovo economico di 85 euro lordi mensili.
La storia si sta ripetendo ancora una volta con il rinnovo contrattuale 2019-2021, con un evidente ritardo da parte del Governo e dell’ARAN, nell’aprire il tavolo contrattuale e un elemento economico che va a disattendere quanto scritto nel Patto per la scuola.
In tale patto c’era scritto testualmente che il Governo si sarebbe impegnato: “Prevedere efficaci politiche salariali per la valorizzazione del personale con il prossimo rinnovo del contratto”.
Al momento, salvo modifiche complicate ma non impossibili nella legge di bilancio 2022, il rinnovo del contratto 2019-2021 non ha granissimi spazi di manovre per garantire un aumento stipendiale a tre cifre soprattutto per i docenti. Tuttavia, cosa che non entusiasma i sindacati che sono in stato di agitazione, un contratto a tre cifre sarà sempre possibile chiuderlo, ma utilizzando sempre le risorse già interne al capitolo di spesa della scuola. Mancherebbero, con ogni evidenza, risorse aggiuntive che vadano nella direzione del rispetto del Patto per la scuola, dove si era deciso di effettuare politiche salariali efficaci anche in prospettiva futura.
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