Il rinnovo del contratto per il periodo 2019-2021 si sta allungando più del previsto: dopo la veloce trattativa, condotta dal ministro Giuseppe Valditara, che lo scorso dicembre ha portato al via libera della parte economica, con un centinaio di euro lordi medi in più a lavoratore, il confronto all’Aran si è arenato sulla sezione normativa. Troppe sono le questioni aperte. E non solo per il settore Scuola, perchè la “quadra” non si trova nemmeno per Afam, Università e Ricerca.
L’ultimo incontro, quello dell’11 maggio, non ha portato alcuna buona nuova, è stato decisamente interlocutorio: la prossima settimana, il 17 maggio, i sindacati torneranno a confrontarsi con il presidente dell’Aran, che si dice ottimista per una chiusura breve. Ma la strada non sembra così in discesa.
Ancora di più perchè i rappresentanti dei lavoratori non nascondono più di qualche dissenso. Come quello per il personale Ata.
Stiamo parlando di impiegati a cui vengono destinati compensi tutt’altro che egregi: un collaboratore scolastico precario o appena immesso in ruolo supera non di molto i mille euro netti di stipendio. Inoltre, la categoria lamenta l’impossibilità di attuare una vera carriera professionale.
Sul primo punto, quello economico, durante la trattativa degli ultimi giorni si parlato dell’ipotesi di destinare anche al personale i 300 milioni aggiuntivi, dirottati dal merito dei docenti su questa trattativa: solo che quei soldi, nel frattempo scesi a circa 220 milioni, erano interamente destinati agli insegnanti. E non tutti, probabilmente per primi gli stessi docenti, si dicono d’accordo con tale ipotesi.
“Il Governo deve trovare risorse aggiuntive per incentivare e premiare le professionalità di tutto il personale che lavora a supporto della didattica”, ha scritto l’Anief promuovendo l’allargamento dei fondi agli Ata.
Il sindacato ha ricordato che i Dsga “continuano a subire un trattamento da segretari, mentre le mansioni e le responsabilità con la scuola dell’autonomia sono triplicate. Allo stesso modo è assurdo che i collaboratori scolastici non possano accedere al buono pasto. E che gli assistenti amministrativi non percepiscano la specifica indennità di videoterminalista invece prevista in tutti gli altri comparti pubblici e privati”.
“Questo personale – ha detto Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ha pieno diritto ad una carta specifica per la formazione, come quella che viene assegnata agli insegnanti, come pure ad una formazione retribuita. Al tempo del PNRR non possiamo permetterci più di far lavorare nell’amministrazione scolastica dipendenti con stipendi vicini ai sussidi sociali. Si tratta di sfruttamento puro che sfocia in malessere e frustrazione”.
Alberico Sorrentino, del dipartimento Direttori SGA Anief, ha detto che occorre riconoscere i tre giorni di permesso retribuiti anche al personale non di ruolo e che è una “diseguaglianza sicuramente inaccettabile”, come pure “la formazione che dovrebbe essere, anzi è, un onere del datore di lavoro mentre solo a scuola dovremmo imputarla al Contratto”.
Altra questione che sta creando malessere e sdegno alla categoria dei Direttori SGA attiene alla gestione Pnrr: “Non possiamo accettare – continua il sindacalista Anief e Direttore SGA – che talune Associazioni dei Dirigenti, parlino di “inadempienze” del DSGA come una criticità e conseguente “obbligo” ad eseguire compiti ricadenti in realtà sulla figura apicale (essa si inadempiente!)”.
Il PNRR è misura straordinaria e come tale va gestita “l’indisponibilità dei Direttori in diverse realtà scaturisce dalla concreta difficoltà a gestire gli adempimenti ordinari stante degli organici insufficiente – inoltre conclude Sorrentino – non si può pretendere un impegno dirigenziale se oggi ancora il Direttore non è riconosciuto come tale economicamente e professionalmente”.
Tra gli emendamenti proposti da Anief al Decreto Legge 44 del 22 aprile, vi è “la richiesta di organici aggiuntivi e lo stanziamento di 400 milioni da destinare ad incrementare gli stipendi del personale ATA di cui 30 milioni destinati specificatamente ai Direttori SGA”.
Sulla seconda questione, la carriera degli Ata, si è soffermato il Coordinamento Nazionale D.S.G.A. Facenti Funzione. “L’Atto di indirizzo del 24 gennaio 2023 prevede che particolare attenzione vada riservata alla riforma degli ordinamenti del personale ATA. Per tale intervento fondante sono riservati 36.9 milioni di euro”.
“Leggiamo sgomenti – continua il Coordinamento, manifestando contrarietà – che, in spregio ai lavoratori, alcune compagini sindacali, in maniera pilatesca, propongono di affrontare la tematica in “una sequenza contrattuale, altra, mettendo così a repentaglio i 36.9 milioni di euro”.
“Tali risorse, lungamente attese, sono risorse necessarie per ripristinare equità all’interno dell’ordinamento ATA, dove da anni, più di venti, decine e decine di professionisti, lavoratori, uomini e donne a servizio della scuola svolgono il gravoso compito di Direttore SGA. Un ordinamento in cui tutti i profili hanno necessità di essere valorizzati stante il carico di lavoro e le professionalità richieste”.
“Il primo settembre – conclude il Coordinamento Nazionale D.S.G.A. Facenti Funzione – saranno più di 2.500 le istituzioni che non avranno un Direttore SGA e saranno coperte con, l’ormai abituale, senso di responsabilità dai facenti funzione. Fino a quando alcune compagini sindacali, facendosi forza sulla frammentazione del personale ATA, continueranno a giocare sulla pelle dei lavoratori?”.
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