Ci risiamo, il solito teatrino estivo.
Dichiarazioni sparate sui giornali dai ministri e i loro sottosegretari, sulle loro visioni della scuola, le loro proposte di modifiche ad orari e organizzazione del lavoro per un milione di persone che, con uno stipendio da fame, cercano di assicurare l’istruzione e l’educazione dei nostri giovani.
La fantasia però non è propria di certi politici e apparati. Sempre sulle stesse cose. Aumento dell’orario di lavoro e taglio di quello di lezione, meritocrazia, riduzione di sedi e di fondi, anche la sicurezza degli edifici scolastici è l’oggetto privilegiato di annunci e bugie.
Era il 1 luglio e il sig. Reggi ha ben pensato di spararla grossa, un po più degli altri, 36 ore di lavoro a parità di salario! E non solo, un anno in meno alle superiori. Levata di scudi a suon di comunicati stampa di tutti i sindacati, ed arrivano le scuse del del povero sig. Reggi che chiede aiuto ai sindacati e ai docenti per affermare che le 36 ore “Non saranno un obbligo per tutti”!! Scommettete che tra gli “oppositori” qualcuno dirà: “prima importante vittoria dei sindacati e lavoratori”?
Ma a cosa serve tutto questo fumo? L’orario di lavoro è già aumentato! L’età pensionabile è già aumentata! Il numero di studenti in classe è già aumentato! Gli esuberi e i licenziati sono già aumentati! La disoccupazione ci sta travolgendo. Gli stipendi, la pensione, la liquidazione sono già diminuiti. Libertà di insegnamento e sindacale sono già affossate. Le ore, i giorni, gli anni di lezioni sono già diminuiti. Diritti alla salute e alla sicurezza per studenti e lavoratori sono già stati eliminati. La scuola pubblica statale è mangiata dai privati e funziona già con i criteri del privato.
Questo fumo, serve a non far vedere cosa hanno già fatto i governi amici dei sindacati, chi a destra e chi a manca. Qualcuno dice, forse, che nelle bozze della delega del governo per la riforma della pubblica amministrazione c’è l’eliminazione del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione? (CNPI, unico organo nazionale composto da tutte le componenti scolastiche che ha detto NO alla “riforma” Gelmini.)
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